Clima pesantissimo dopo la telefonata in diretta televisiva del magistrato Nino Di Matteo durante la trasmissione di “Non è l'Arena” di Giletti, che ha presto scatenato accese polemiche e messo fortemente in discussione la posizione del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.
Se da una parte, tuttavia, la posizione del Guardasigilli grillino è stata confermata e blindata dal governo, il conduttore televisivo del programma di La7, impegnato in un'autentica battaglia contro la scarcerazione dei boss avvenuta durante l'emergenza Coronavirus, è stato vittima di attacchi e minacce di ogni genere, tanto che in molti si sono mossi per prendere le sue difese, come il leader della Lega Matteo Salvini e Daniela Santanchè. “È sconcertante come nell’edizione odierna del Tg1 non si sia fatto cenno a quanto successo ieri sera nel programma di Giletti, una tv pubblica dovrebbe dare maggiore spazio a notizie così importanti. Porterò il caso in Vigilanza Rai”, ha infatti twittato la senatrice di Fratelli d'Italia.
Massimo Giletti, tuttavia, non è un uomo che cede alle minacce. Il suo duro lavoro ha portato a galla falle del sistema evidenti, e non ha la minima intenzione di tirarsi indietro. Questa mattina, durante la trasmissione “L'Aria che tira” condotta dalla giornalista Myrta Merlino, Giletti ha raccontato ciò che sta attraversando dall'ultima sconvolgente puntata di “Non è l'Arena”. “Per chi conosce la politica, su un caso drammatico come quello che è successo domenica scorsa, rispondere con tanto ritardo... vuol dire che c'è stata una lunga riflessione all'interno del Movimento 5 Stelle”, afferma senza indugio il giornalista. “Questo già può far dare una lettura di quello che è accaduto”.
“Sono molto amareggiato”, prosegue Giletti. “Sto ricevendoinsulti e minacce da troppo tempo. Adesso mi sono rotto le scatole. Dico subito, a chi mi minaccia in molti modi, che domenica tornerò a parlare di questa storia, perché io credo che se uno come Di Matteo, costretto ad intervenire in una trasmissione quando non ha mai parlato prima e si è tenuto questo per due anni per un senso delle istituzioni , ha sentito la necessità di intervenire, pone un problema serio”, continua. “Voglio essere molto chiaro. Il ministro Bonafede ha fatto atti importanti contro la mafia, ha firmato decreti importanti. Il sottoscritto lo ha riconosciuto, ma qui stiamo parlando di una cosa diversa. Io faccio il mio mestiere di giornalista: se un personaggio come Di Matteo chiede di intervenire in una trasmissione, io ho l'obbligo di ascoltare”.
L'argomento poi si sposta sugli attacchi ricevuti dal Movimento 5 Stelle. “Non ho sentito Toninelli, ma le minacce verso di me sono chiare, alcuni esponenti del M5S dicono che ho fatto un agguato televisivo. Non è così. Io faccio giornalismo, parlavamo di un boss di mafia scarcerato e mandato ai domiciliari per le norme sul Covid19. Ho fatto un’inchiesta per capire come era successo e domenica dimostro che non era colpa del giudice cautelare. Sono andato a muso duro dentro un’inchiesta, parlavo di questo quando ha chiamato Di Matteo”, prosegue Giletti, dichiarando per l'ennesima volta che la telefonata-choc di Di Matteo non era assolutamente prevista.
“A Bonafede riconosco grandi meriti nella lotta alla corruzione, ma la domanda è: chiami un uomo importante come Di Matteo, non un quaquaraqua qualunque e poi improvvisamente gli dici che ti sei sbagliato? È questa la vera domanda. Cosa è successo?”, afferma il conduttore di “Non è L'Arena”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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