Di giorno pizzeria, di notte "raffineria della droga": il covo della banda

Quattordici persone sono state accusate di associazione a delinquere e traffico di sostanze stupefacenti: acquistavano droga dai clan camorristici di Napoli per rivenderla nel Centro-Nord

Un momento della maxi-operazione portata a termine nelle scorse ore
Un momento della maxi-operazione portata a termine nelle scorse ore

Acquistavano droga dalla Campania affidandosi ai clan della camorra, per poi portarla in Toscana e rivenderla in tutto il Centro-Nord. Il covo della banda? Una pizzeria di Viareggio, che dopo l'orario di chiusura di trasformava in una vera e propria "raffineria della droga". E ieri i carabinieri del comando provinciale di Lucca hanno eseguito provvedimenti restrittivi della libertà personale nei confronti di quattordici persone (quattro in carcere, cinque agli arresti domiciliari ed altrettante con obbligo di dimora) indagate per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Una maxi-operazione che che ha coinvolto cento carabinieri nelle province di Lucca, Napoli e Pisa. Contestualmente, trenta finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Lucca hanno eseguito sul territorio toscano numerose perquisizioni nei confronti di una decina di soggetti collegati per presunte infiltrazioni illecite nel tessuto economico della costa lucchese.

Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Firenze, furono avviate nel marzo 2021 dal nucleo investigativo dei militari dell'Arma di Lucca e si concentrarono su alcuni cittadini residenti a Lucca e provincia, sospettati di aver messo in piedi un'organizzazione criminale vicina agli ambienti della camorra napoletana. Secondo gli investigatori il sodalizio criminale, gestito in modo imprenditoriale, acquistava all'ingrosso considerevoli partite di cocaina e hashish da esponenti appartenenti ai clan camorristici di Napoli, per poi confezionarla all'interno della pizzeria e distribuirla ai mediatori della Versilia (e non solo) i quali a loro volta provvedevano a darla agli spacciatori per lo smercio al dettaglio a innumerevoli clienti. Dall'attività di indagine sarebbe emersa la particolare scaltrezza degli indagati i quali, per rifornirsi degli ingenti quantitativi di stupefacente, utilizzavano autovetture sempre diverse e persone insospettabili. Oltre agli spazi dell'esercizio commerciale durante l'orario di chiusura per il confezionamento e la suddivisione dei quantitativi da distribuire ai pusher per il successivo spaccio al dettaglio.

Così facendo, sarebbero riusciti a commercializzare in pochi mesi ingenti quantità di droga. In contemporanea, sono state delegate alle Fiamme Gialle indagini bancarie e patrimoniali, mirate a corroborare l'eventuale riciclaggio di capitali illeciti ad opera di pregiudicati nell'acquisizione, tra l'altro, di uno storico stabilimento balneare di Viareggio. Ed è stato così accertato che lo stesso (ora non più nella disponibilità degli indagati) era luogo d'incontro per gli affari illeciti.

Il presunto capo dell'associazione, oggi sottoposto a misura cautelare in carcere, era già stato condannato definitivamente per il reato di usura, aggravato dal metodo mafioso. L'indagine potrebbe però espandersi ulteriormente.

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