Campi profughi in Africa per controllare le richieste di asilo dei migranti diretti in Europa e programmi di rimpatrio per chi non ha i requisiti per l'asilo. La richiesta non arriva da Matteo Salvini, ma dall'Alto commissario Onu per i rifugiati, Filippo Grandi. Cioè il capo di quell'Unhcr di cui l'attuale presidente della Camera Laura Boldrini è stata portavoce per il Sud Europa dal 1998 al 2012.
In una lunga intervista apparsa oggi sulla Stampa, Grandi propone di "stabilire grandi centri d'accoglienza in Libia" per controllare le richieste di protezione internazionale di chi intende recarsi in Europa. Delegando ai libici l'oneroso processo di valutazione delle richieste che oggi - in base alle regole di Dublino - spetta al Paese di primo ingresso. Che in molti casi è l'Italia.
Con il nuovo sistema sarebbe possibile evitare i viaggi della morte attraverso il Mediterraneo e far arrivare in Italia solamente chi ha effettivamente diritto alla protezione internazionale. Ma non solo. Grandi analizza anche la condizione di chi la protezione internazionale non ha alcuna possibilità di riceverla, sottolineando come "bisogna far funzionare i programmi di rimpatrio" per i cosiddetti migranti economici.
Si tratta di una notizia, perché - sebbene l'Alto commissario Unhcr suggerisca anche l'introduzione di "quote organizzate per le migrazioni
regolari" - appena nel 2015 la stessa agenzia dell'Onu auspicava che i ricollocamenti dei richiedenti asilo all'interno della Ue diventassero "routine".Ora che, per stessa ammissione di Grandi, quel piano è fallito, anche all'Onu sembrano persuasi della necessità di controllare le richieste sul suolo africano.
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