Per la Rackete finisce male: il Gip archivia Salvini

Il gip di Milano ha archiviato come chiesto dalla Procura l’inchiesta a carico dell’ex ministro dell’Interno. Stando al giudice i post sul web con offese e minacce rivolti alla capitana della Sea-Watch 3 nel luglio 2019 non furono “diretta conseguenze” delle parole pronunciate da Salvini

Per la Rackete finisce male: il Gip archivia Salvini

L’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini con le sue frasi nell’estate del 2019 su Carola Rackete non ha commesso il reato di istigazione a delinquere come sostenuto dalla difesa dell’attivista tedesca. A sancirlo è stato il gip di Milano Sara Cipolla che ha accolto la richiesta di archiviazione dell’indagine della Procura di Milano non ravvisando la commissione di alcun reato contro l'attivista tedesca.

L'ex capitano della Sea-Watch 3, dopo aver attraccato con a bordo 42 migranti il 29 giugno di due anni fa senza autorizzazione nel porto di Lampedusa, non aveva accettato che fossero mosse critiche al suo operato, men che meno da parte dell'allora ministro dell'Interno, forte oppositore della politica di immigrazione ad oltranza gestita dalle Ong, il quale aveva osato attaccarla esplicitamente. Quindi il 12 luglio 2019 Rackete, con il legale Alessandro Gamberini, aveva denunciato Salvini per diffamazione e istigazione a delinquere. Stando alla sua versione i termini “sbruffoncella”, “fuorilegge”, “criminale”, “viziata comunista”, “pirata”, “zecca tedesca” pronunciati dall’allora titolare del Viminale in interviste tv e dirette Facebook l’avrebbero esposta al pericolo di essere, a sua detta, ulteriormente diffamata ma anche al pericolo di subire aggressioni fisiche tenuto conto degli innumerevoli commenti offensivi e minacciosi vergati successivamente sul web dai cosiddetti hater.

Una tesi che, tuttavia, non ha convinto né il pm di Milano Giancarla Serafini né il gip Sara Cipolla. “Le parole usate dal senatore Matteo Salvini - osserva il giudice nella sua ordinanza - non contengono alcuna espressione, parola idonea a incoraggiare, ad istigare in concreto gli utenti a porre in essere condotte delittuose nei confronti della signora Rackete”.

E ancora: “I susseguenti e molteplici post in rete degli utenti” seppure “dai contenuti gravemente offensivi e minacciosi” rivolti all’attivista tedesca “non possono essere ritenuti in alcun modo diretta conseguenza delle espressioni proferite” da Salvini “da ritenersi manifestazione del pensiero la cui legittimità è oggetto di un altro procedimento penale” e quindi “dispensa questo giudice da ogni ulteriore valutazione”. Per le stesse affermazioni il leader della Lega è stato rinviato a processo da un altro giudice per la sola ipotesi di reato di diffamazione.

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