Alla gogna per gli scontrini muore di crepacuore a 39 anni

Luca Tosini era il titolare di un supermarket "visitato" dalla Finanza. La famiglia: "Non ha retto alla vergogna"

Alla gogna per gli scontrini  muore di crepacuore a 39 anni

Due morti assurde in 48 ore. Due morti diverse e una città - Bergamo - che piange, si interroga, protesta, si commuove. Ieri la pioggia bagnava lo striscione dedicato a Piermario Morosini, il calciatore 25enne stroncato sabato da un malore sul campo di Pescara: «Umile bergamasco, vero atalantino dentro. Ciao Moro, la tua curva ti rende onore».

La stessa pioggia inzuppava anche una corona di fiori davanti alla casa di Luca Tosini, ucciso da un infarto a soli 39 anni. Il mese scorso il nome di Tosini era finito sui giornali perché, con un trucco al registratore di cassa, aveva evaso nel suo supermarket oltre mezzo milione di euro; «Una gogna che lo aveva fatto soffrire», raccontano parenti e amici.

Breve inciso: speriamo che nel suo caso non si apra un «dibattito» vergognoso quanto quello che alcune televisioni lombarde hanno imbastito - col cadavere ancora caldo di Morosini - sull’opportunità o meno di sospendere il campionato; non sia mai che ora, dopo il dramma toccato a Luca Tosini, qualche «opinionista» lanci la domanda: «È giusto o no controllare se i commercianti rilasciano lo scontrino fiscale?».

A metà marzo la Guardia di finanza aveva scoperto che al piccolo supermercato di Vilminore, in Val di Scalve, i due titolari (uno dei quali era appunto Tosini) avevano messo in atto un semplice trucco per evadere le tasse: usufruendo del dispositivo di cui il registratore di cassa è dotato per correggere gli errori ogni scontrino veniva annullato.
In questo modo erano stati evasi 530.000 euro di ricavi ed era stata trattenuta Iva per 42.000.
In valle si era saputo che il supermercato era di Tosini e da allora erano cominciate ad arrivare numerose telefonate di insulti e di prese in giro sia al telefono del negozio che a quello di casa. Un’umiliazione che Tosini non riusciva più a tollerare.
Ieri il socio non lo ha visto arrivare al lavoro, e dopo avere tentato diverse volte di chiamarlo ha avvisato il 118. Sono stati i sanitari a trovare il commerciante morto nella sua abitazione. La tragedia che ha colpito Luca e la sua famiglia è del tutto particolare, ma si inserisce per vari aspetti in un contesto più generale. Lo stesso clima che, negli ultimi due anni, ha spinto oltre 30 titolari di piccole aziende a togliersi la vita.

Un fenomeno tragico che ha dato il «la» anche al progetto Terraferma: una rete di assistenza psicologica che - partendo da una semplice telefonata di «conforto» - aiuta l'imprenditore in difficoltà a non perdere la propria autostima. Dall'altra parte del filo l'imprenditore che vacilla sotto i colpi della crisi troverà una quindicina di professionisti, pronti a farlo uscire dal tunnel della «vergogna», tentativo di esorcizzare quella che - per un imprenditore - è la più angosciante delle parole: fallimento. L'iniziativa parte da Varese grazie a Massimo Mazzucchelli, un imprenditore che queste bruciature dell'anima le ha patite personalmente.

Ora, anche lui, non ha più paura di guardarsi allo specchio: un riflesso che, invece, per Luca Tosini era diventato insopportabile. E il suo cuore non ha retto.
Perché, nell’anno di grazia 2012, si può ancora morire di vergogna.

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