Addio alla storica sede Chrysler di Auburn Hills, alle porte di Detroit. Il trasloco, di cui si parla negli Usa, sembra ormai essere più di una ipotesi. Rientra, infatti, nei tagli dei costi programmati dall'ad di Stellantis, Carlos Tavares. Visti i risultati negativi negli Stati Uniti, ecco allora prendere corpo il sacrificio della «cittadella» Chrysler, troppo grande, dispendiosa e con meno personale rispetto ai tempi di Fca. Le autorità del Michigan sono state informate dell'intenzione e hanno sottolineato a Stellantis l'importanza che il nuovo quartier generale Usa resti nel territorio di Detroit.
Nel frattempo è tornato a farsi sentire l'erede Chrysler, Frank B. Rhodes Jr, pronipote del fondatore. Dopo essersi reso disponibile ad acquisire i marchi Dodge e Chrysler del gruppo, ora attacca Tavares per la sua politica pro auto elettrica che segnerebbe il declino dei due brand iconici. «Prima Chrysler era un'azienda innovativa, da tempo invece segue le tendenze. C'è bisogno di qualcuno che comprenda il mercato Usa, di come la pensa un appassionato», il suo punto di vista riportato da Fortune.
Il cda di Stellantis ha concluso, intanto, la laboriosa tappa americana. La profonda riorganizzazione delle linee di comando del gruppo; i possibili tagli produttivi in Europa; come rilanciare le attività soprattutto negli Usa, mercato centrale, dove tra l'altro è in corso una dura battaglia legale con il sindacato Uaw; e lo stesso vale per l'Italia, Paese che esprime il presidente nella persona di John Elkann, con le organizzazioni del lavoratori e il governo che attendono soprattutto fatti; riconquistare la fiducia delle reti commerciali: questi gli argomenti affrontati dal cda ad Auburn Hills. Il piano di riassetto generale che l'ad Tavares ha presentato a presidente e consiglieri, di fatto, ha il sapore dell'ultima chiamata. La situazione di Stellantis è molto seria tra profit warning, azioni in rosso (-34% anno su anno), immatricolazioni in calo e una strategia al 2030 troppo sbilanciata sull'elettrico, ma sulla quale Tavares tiene duro. Il 22 ottobre si conosceranno i dati sulle vendite in Europa a settembre, mentre negli Usa il calo del gruppo nel terzo trimestre è stato del 20% su base annua. Il 31 del mese, poi, ci sarà la trimestrale dopo la recente revisione al ribasso della guidance.
Resta da capire se il cda terrà conto del piano di riassetto proposto da Tavares e, nel caso, che rimescolamento di manager è previsto. Se si guarda ai marchi, nella situazione delicatissima del momento, in Europa tra gennaio e agosto gli unici segni positivi sono stati per Jeep (+7%) e Citroën (+6,8%). La situazione è quindi peggiorata. E se consideriamo il solo agosto, tutti i brand risultavano negativi. Pesanti, in particolare, Maserati, Fiat, Lancia (cambio di prodotto in atto), Ds, Citroën, Opel e Alfa Romeo. Jeep e Peugeot i meno peggio.
A proposito di Maserati, in crisi nera (-58% a settembre in Italia e -40,35% nei 9 mesi): tempo fa Tavares aveva accennato all'interesse per il Tridente da parte di altri costruttori. Ebbene, una conferma in tal senso, con i cinesi che si sarebbero fatti avanti, è arrivata da Gian Carlo Muzzarelli, sindaco di Modena, città che ospita la sede e il sito storico del marchio.
Parlando con il Resto del Carlino, Muzzarelli ha detto che «è assolutamente necessario che Maserati resti italiana; mi risulta, infatti, che i cinesi si stiano interessando al marchio, un interesse che potrebbe diventare un problema».
Oggi Tavares interverrà
in Commissione Attività Produttive della Camera. Nell'occasione dovrebbe confermare l'anticipo della produzione della Fiat 500 ibrida a Mirafiori, non più quindi a fine 2025. Si parla anche di una nuova piattaforma small.
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