Più sostegno e ingresso nella Ue. Abbraccio tra Meloni e Zelensky

Faccia a faccia a Villa Pamphilj, è la seconda visita in un mese a Roma. Per Kiev sono fondamentali le forniture del sistema Samp-T

Più sostegno e ingresso nella Ue. Abbraccio tra Meloni e Zelensky
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Un abbraccio, i sorrisi, le foto di rito nel Casino del Bel Respiro, a Villa Pamphilij, poi già prima di sedersi a tavola Volodymyr Zelensky arriva al punto. «Giorgia, devi darci una mano». E la Meloni lo rassicura, ricorda «la priorità che il governo italiano accorda al sostegno all'Ucraina», conferma «il sostegno militare così come il sostegno al settore energetico, che resta una priorità fondamentale dell'azione italiana». Va oltre, annuncia «la data della prossima Ukraine recovery conference che si terrà il 10 e 11 luglio del 2025», proprio a Roma.

Eppure resta il nodo della qualità e della quantità del soccorso occidentale e un certo disincanto generale. Il programma di Kiev per giungere «alla pace nel 2025» prevede soldi, il via libera a sparare razzi di lunga gittata e l'ingresso, o quantomeno la copertura ufficiale, di Ue e Nato. Tutto però è fermo in attesa delle elezioni americane. «Ma non possiamo far vincere la Russia», spiega la premier. E ricorda che l'Italia, che «lavora per la tregua», ha comunque spedito otto pacchetti di armamenti e continuerà a fornire le preziose batterie antimissile Samp-T.

È la seconda volta in un mese che Zelensky viene in Italia. Prima di Roma, si ferma a Londra da Kier Starmer e a Parigi da Emmanuel Macron. Stamattina vedrà il Papa in Vaticano prima di volare a Berlino da Olaf Scholz. Rimandato per colpa dell'uragano Milton il vertice dell'Alleanza atlantica previsto per sabato nella base di Ramstein, l'Ucraina, in difficoltà sul fronte militare Est, lancia comunque una poderosa offensiva diplomatica per ottenere il via libera al suo «piano per la vittoria».

A Downing Street, dove oltre a Starmer vede pure il segretario generale della Nato Mark Rutte, Zelensky mostra parte di quella «flessibilità» a cui accennavano giorni fa fonti diplomatiche Usa. «Ho illustrato i dettagli della nostra road map, che mira a creare le condizioni per una giusta fine della guerra. Ringrazio per il sostegno del Regno Unito alla difesa del nostro Paese». Ottimo viene definito anche il faccia a faccia con Macron, che riafferma il sostegno «incrollabile al popolo ucraino».

Vista dall'ottica di Kiev, la chiave sta in un misto di deterrenza armata e di diplomazia. Zelensky, ora che buona parte delle sue truppe migliori sono impegnate nell'incursione a Kursk, spera che le piogge dell'autunno rallentino l'avanzata russa nel Donbass e conta di ottenere nel frattempo armi più efficaci.

L'idea non dichiarata, anzi smentita, è quella di firmare per un pareggio. Si tratterebbe del «modello Germania Ovest», un cessate il fuoco che preveda l'ingresso o l'apparentamento dell'Ucraina nella Nato lasciando di fatto a Mosca il controllo delle regioni occupate. Un compromesso che metta il Paese al sicuro senza dover riconoscere la sovranità russa nel Sud-Est.

Una trattativa eventualmente da condurre da una posizione più robusta, e infatti alla causa servirebbe pure come il pane entrare in fretta nella Ue. Restano in piedi alcuni problemi. Primo, che ne pensa Putin? Secondo, chi vincerà le elezioni, Trump o la Harris?

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