Il sasso lanciato nello stagno ha destato molto clamore. Oggi il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, torna sull'argomento e conferma tutto: "Sono sicuro di quello che ho detto, accade - spiega ai microfoni di Circo Massimo su Radio Capital -. Ho cognizione di casi precisi di persone che mi hanno detto quanto successo ai loro parenti. Forse ho sbagliato nell'affrontare un tema così delicato e così diretto, stanno veramente facendo miracoli negli ospedali lombardi, ma quelli che arrivano in condizioni disperate sono di più di quelli che devono essere curati".
Il tema, com'è noto, è relativo alla scelta di quali pazienti curare e quali no: scelta difficile e sofferta ma, in alcuni casi, indispensabile perché purtroppo non ci sono macchinari per tutti quanti ne avrebbero bisogno. "I medici devono decidere chi intubare e chi no - prosegue Gori - è una cosa drammatica che può straziare ogni medico, nonostante l'impegno pazzesco la situazione è ad un livello di gravità. Ci si deve preparare, noi stessi abbiamo tardato un po'. Chi ha la fortuna di non essere tra i primi a essere investiti da questa epidemia ha un vantaggio e deve sfruttarlo".
Gori si aspettava qualcosa di più da parte del Governo per arginare il coronavirus. "Avevamo chiesto un passo più deciso - ha spiegato il sindaco di Bergamo - questa decisione riguarda i pubblici esercizi che già nelle nostre zone aveva autodeterminato la chiusura. Forse ci aspettavamo qualcosa di più". Gori si è soffermato poi sul mondo produttivo: "Credo ci sia uno spazio per la coscienza degli imprenditori.
Ci sono dei settori che non possono chiudere, però è diverso da come è uscito il decreto: ci aspettavamo che si mettesse il motore dell'economia al minimo. Adesso fatico a capire quale sia il livello di attenzione e comprensione da parte delle imprese. Mi sento di rivolgere un appello di responsabilità. Serve senso civico da parte di chi fa impresa".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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