L'approvazione del nuovo decreto sul Green Pass è attesa entro il fine settimana. Il governo, ha annunciato questa mattina la ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini, "è pronto ad accelerare" per estendere l'obbligo "non solo per i lavoratori del pubblico impiego, ma anche per quelli del settore privato". Ecco dunque come funzioneranno controlli, sanzioni, tamponi e smart working.
Chi controlla il Green Pass
Se, come sembra, il passaporto sarà reso obbligatorio, a fare i controlli potrebbe essere un addetto dell'azienda all'ingresso. La privacy sarebbe garantita dal fatto che l'azienda non saprebbe se la certificazione è stata ottenuta tramite vaccino, tampone negativo o superamento della malattia. I medici aziendali hanno fatto sapere, attraverso l'associazione di categoria (Anma), di non poter essere coinvolti nei controlli: sostengono infatti che, nel caso in cui un medico esprimesse una non idoneità per i lavoratori non in possesso di Green Pass, "il lavoratore interessato potrebbe adire ad un ricorso avverso il giudizio ed è facile immaginare che gli organi competenti accoglierebbero il ricorso ".
Cosa succede a chi si rifiuta di esibire il Green Pass
Secondo la giuslavorista Tatiana Biagioni "La disposizione più probabile in casi del genere è la sospensione della prestazione lavorativa senza retribuzione finché continuerà lo stato di emergenza. Ma il posto di lavoro non può che essere conservato".
Cosa succede se il lavoratore senza Green Pass entra comunque in azienda
In questo caso non sono da escludere sanzioni, sia a carico del lavoratore che a carico del datore di lavoro che fosse consapevole dell'ingresso fuori regola. Questa decisione ha suscitato dubbi sia nei sindacati, che temono che le imprese utilizzino le sanzioni per allontanare i dipendenti "fannulloni", sia nei datori di lavoro, preoccupati dall'eventualità di trovarsi senza personale da un giorno all'altro.
Lo smart working
Teoricamente resta. Siemens, ad esempio, introddurà l'obbligo della certificazione verde dal 27 settembre, ma consentirà comunque di proseguire il lavoro in smart working per chi lo desideri. Chi sceglierà di lavorare da casa non potrà dire di essere discriminato, perché il governo ha prorogato fino al 31 dicembre la raccomandazione di preferire il telelavoro ove possibile.
I costi senza vaccino
In questo momento, un tampone può costare dai 20 ai 40 euro. Ipotizzando una media di 30 euro, e la necessità di sottoporsi a tre tamponi a settimana, la spesa ammonterebbe a circa 360 euro al mese, cui si aggiunge un "costo" in termini di tempo. Si sta parlando in questi giorni di tamponi a prezzi calmierati, ma non è ancora chiaro se questa via sia praticabile e quale sarebbe il prezzo calmierato.
I protocolli di salute e sicurezza in azienda
In una nota dell'Associazione nazionale medici aziendali si legge: "Il protocollo condiviso del 6 aprile dello scorso anno tra le parti sociali resta ad oggi l’ arma istituzionale efficace per contrastare il contagio nei luoghi di lavoro. Allo stato attuale, la possibilità di contagiare e di essere contagiati rimane, indipendentemente dalla vaccinazione e/o dal possesso di Green Pass".
La mascherina
Il ministro Patrizio Bianchi, prima dell'inizio dell'anno scolastico, ha parlato della possibilità di togliere le mascherine nelle aule dove studenti e insegnanti sono tutti vaccinati, ma la misura non è stata adottata. Probabilmente un'evoluzione in questo senso dipenderà dall'andamento dei contagi dopo l'approvazione dell'obbligo di certificazione verde.
Le presenze in ufficio
Ad oggi, nella maggioranza degli uffici lavorano in
presenza quote di dipendenti tra il 30 e il 40%. Il Green Pass obbligatorio potrebbe consentire di alzare la soglia, ma non è detto che si possa arrivare al 100%. Per ora, lo smart working resta raccomandato fino al 31 dicembre.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.