Ha definito i cittadini di Ceriano Laghetto eredi dei veleni e dei rancori dei comunisti che a suo parere affollavano il paese brianzolo 40 anni fa. Si scuserà come al solito dicendo di essere stato male interpretato, Francesco Guccini, il cantautore de l’Avvelenata, che dunque di veleni se ne intende? Non è dato saperlo. Lui sa solo che è così e non perché ci abbia vissuto ma perché un suo amico “fu sindaco del Pci ed erano tutti comunisti. Se oggi sono tutti leghisti vuol dire che questi comunisti di allora erano comunisti con lo stesso rancore e la stessa invidia avevano una base enorme di invidia sociale e moralismo pesantissimo”.
Tanto basta per costruire il suo sillogismo perfetto e condannare i suoi compagni di ideologia a beceri personaggi. Si potrebbero fare mille considerazioni su questa uscita di Guccini, ma forse esulerebbero dalla pura cronaca degli eventi riferiti a una cittadina della Brianza. Il dato più rilevante resta l’incapacità di immaginare un cambio generazionale. Il sindaco Dante Cattaneo ha risposto dicendo che il cantautore "ha dato un’immagine travisata e ingenerosa di Ceriano Laghetto e dei suo cittadini.
Lo invito a riformulare il suo pensiero con maggiore rispetto verso i cerianesi, non espresso con il consueto vizio di molti sedicenti intellettuali di sinistra, pervaso da uno snobismo che porta a considerare come stupidi, o peggio rancorosi chi non la pensa come loro. Ha avuto una uscita infelice in cui ha preso a riferimento il contesto di 40 anni fa”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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