Il commento di Michela Murgia sul generale Francesco Paolo Figliuolo sta facendo ancora discutere. "A me personalmente spaventa avere un commissario che gira con la divisa, non ho mai subito il fascino della divisa", ha detto la scrittrice nel corso del programma DiMartedì, parole che hanno scatenato la reazione anche di Guia Soncini, giornalista e scrittrice. "Michela Murgia è la figura pubblica più insolentita in privato e meno contraddetta in pubblico d’Italia. Con l’energia che giornaliste e scrittrici investono nel dire che la Murgia è il male si potrebbe illuminare la Lombardia", ha scritto Guia Soncini nel suo pezzo su Linkiesta, facendo anche notare che "nessuno (o comunque: pochi), in pubblico, le dice mai anche solo 'ma cosa diavolo stai dicendo'".
Guia Soncini, quindi, analizza la risposta data da Michela Murgia a Giovanni Floris. I due nel corso della puntata stavano commentando la forma comunicativa del generale, che inevitabilmente pesca a piene mani dal gergo militaresco. Figliuolo, fin dalla sua nomina, si è sempre mostrato in pubblico in divisa, talvolta anche in mimetica, abitudine che sembra mettere in soggezione Michele Murgia che, quindi, si è detta spaventata da questo modus operandi. Guia Soncini, prima di andare al merito della questione, ha voluto analizzare la forma e utilizzare la penna rossa su Michela Murgia: "Murgia pensa proprio che 'spaventare' sia intransitivo, e che quindi l’accusativo 'mi spaventa' sia in realtà il dativo 'a me spaventa'. Incredibilmente, ieri l’Italia (l’Italia che invece di lavorare sta su Twitter) non s’interrogava sul dovere degli intellettuali di conoscere i verbi".
La giornalista, poi, passa all'attacco ma non della Murgia, non ancora, ma di chi in quel momento non l'ha contraddetta. "La parità tra i sessi sarà raggiunta quando a una donna verrà detto 'ma cosa cazzo dici' col piglio con cui lo si direbbe a un uomo. E quando alle donne autorevoli (qualunque cosa se ne pensi, Murgia ha un gran seguito) si risponderà con pari autorevolezza", scrive Guia Soncini. Alla Murgia, le stellette e l'eleganza militare di Francesco Paolo Figliuolo ricordano le dittature sudamericane. "Michela Murgia è il Rodolfo Sonego che ci possiamo permettere, e quello che ha accennato a Floris è il remake che ci serve: quello di Vogliamo i colonnelli", punge la giornalista, che spiega anche perché la paragona al grande sceneggiatore. "È serissima, come sempre lo sono i grandi autori, quando ti cambiano la storia della comicità con la faccia un po’ triste, e la destra s’indigna, le orfane dei generali s’offendono, Calenda ci casca.
Proprio Calenda, che pure dovrebbe riconoscere una grande soggettista quando la vede". Quindi, la chiusa: "La Murgia vi regala soggetti cinematografici epocali, e voi la trattate come una polemista di quart’ordine."
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