Il “miracolo”, alla fine, è accaduto. Tutto merito dei medici della Città della salute di Torino che hanno compiuto un’impresa assai ardua. È solo grazie a loro, infatti, se ora una bimba di circa un anno mezzo, che ha trascorso praticamente tutta la sua giovane esistenza in un letto d’ospedale, può tornare a sorridere alla vita. E, soprattutto, ad avere un futuro. La piccina era nata con l'intestino al posto di un polmone, a causa di una rarissima e grave forma di ernia diaframmatica. Ma dopo 17 difficili mesi passati in ospedale, senza conoscere la sensazione di sicurezza e pace che può regalare una casa, ecco la svolta tanto attesa. A breve, infatti, la piccola paziente sarà dimessa.
La drammatica storia ha avuto inizio, come racconta Repubblica, ancor prima della nascita della bimba. Durante un’ecografia compiuta alla ventesima settimana di gestazione, i medici si erano accorti nella presenza della malformazione nel feto: in pratica a causa di un vero e proprio "buco" nel diaframma, l’intestino si era spostato nel torace. Ciò ha compromesso il normale sviluppo dei polmoni.
La madre non si era arresa al tragico destino. La donna ha combattuto per difendere la vita che portava in grembo tanto che si era affidata all’équipe di diagnostica prenatale dell’ospedale Sant’Anna, diretta dal dottor Andrea Sciarrone fino alla nascita della bambina, poi avvenuta nel novembre 2019. La piccina, appena venuta al mondo, è stata immediatamente ricoverata presso la Rianimazione pediatrica dell’ospedale Infantile Regina Margherita, diretta dal dottor Giorgio Ivani.
La situazione non era delle più semplici. Dopo 2 giorni di trattamento intensivo ecco che la neonata deve subire un primo intervento per correggere l’ernia diaframmatica. Di solito in altri pazienti il decorso postoperatorio non solo non comporta particolari problemi ma consente un progressivo recupero della funzione cardiopolmonare. Tradotto: la persona operata torna alla vita normale. Per la piccina, purtroppo, le cose era ben diverse poiché sono comparse altre problematiche, non correlate alla malformazione.
E così, la neonata è rimasta ricoverata in rianimazione pediatrica fino a marzo dell’anno scorso e poi nel reparto di Pneumologia pediatrica. Il suo calvario non era finito. Con il passare dei mesi la situazione respiratoria si complica: la piccola paziente aveva sviluppato una malattia epatica colestatica che ha determinato un anomalo ingrossamento del fegato che comprimeva sul torace. L’unica speranza era un trapianto dell'organo. L’operazione si presentava ad altissimo rischio. Ma altro da fare non c’era. E così, la piccola viene messa in lista d’attesa. Ma il destino aveva riservato anche un’altra prova per la piccina: il Covid. Ma anche questo ostacolo viene superato.
Passano le settimane, passano i mesi e lo scorso novembre, grazie al Coordinamento regionale trapianti del Piemonte, ecco la notizia sperata: è arrivato il fegato ideale, proveniente da un donatore anch'esso reduce da Covid. Il trapianto viene eseguito alle Molinette dal professor Renato Romagnoli, direttore del Centro trapianti di fegato dell’ospedale. Tutto va bene. Segue, poi, il ricovero nel reparto di Anestesia e Rianimazione 2 delle Molinette e quello nel reparto di Gastroenterologia del Regina Margherita. La piccola supera tutto brillantemente. I polmoni ora possono crescere e svilupparsi regolarmente nella loro naturale posizione.
L’incubo sembra essere sul punto di
finire. Tra qualche giorno, infatti, la bimba potrà uscire dall’ospedale e tornare per la prima volta a casa. Il male ha perso, sconfitto dalla tenacia di una piccola che non si è mai arresa ad un destino fin troppo crudele.
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