"Mi sembra quantomeno bizzarro che il governo si preoccupi di chiudere le regioni e non i propri porti". È un paradosso che lascia sgomenti, quello denunciato da Domenico Pianese, segretario generale del sindacato di Polizia Coisp. Lo fa servendosi di alcune immagini che arrivano dall’hotspot di Lampedusa e concedono davvero poco spazio all’immaginazione. Sono scene che non pensi possano esistere, non in un Paese che sta affrontando la recrudescenza dei contagi con le poche armi che ha a disposizione: regole e limitazioni. E così, mentre intere regioni, tra cui proprio la Sicilia, vengono blindate per arrestare la diffusione del virus, l’hotspot di Lampedusa è al collasso.
Le immagini che arrivano dall’hotspot di Lampedusa sono allarmanti, Domenico Pianese ci aiuta a commentarle?
"Quello che sta accadendo in queste ore è inimmaginabile: i flussi migratori sono ormai fuori controllo ed il centro di accoglienza di Lampedusa sta letteralmente esplodendo. Le basti pensare che potrebbe accogliere un massimo di 190 persone ed attualmente ne ospita nove volte tante."
Ci fotografa la situazione degli sbarchi sull’isola in questi giorni? C’è stata un’impennata rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente?
"C’è stato un aumento significativo, sia rispetto allo stesso periodo dello scorso anno che al periodo estivo. Lo scorso agosto, nonostante la pandemia ancora in atto, ce ne sono stati moltissimi, ma anche nelle fasi di maggiore criticità nell’hotspot si è arrivati a un massimo di 1000-1200 persone. Oggi siamo arrivati a quota 1700, una cifra a dir poco spaventosa."
Pensa che questo aumento sia in qualche misura collegato alle modifiche dei dl sicurezza?
"Purtroppo sì, esattamente come prevedevamo. Le modifiche ai dl sicurezza hanno inciso moltissimo sui flussi migratori: penso all’ampliamento delle ipotesi in cui non potrà più essere operato il respingimento o l’espulsione di un clandestino ed ai permessi di soggiorno che verranno concessi praticamente a chiunque ne faccia richiesta. È un invito a nozze per chi vuole raggiungere illegalmente le nostre coste e per le organizzazioni criminali che speculano sulla pelle dei disgraziati."
Vista la situazione in cui versa l’hotspot di Lampedusa, è possibile garantire il rispetto dei protocolli sanitari e scongiurare i contagi?
"Assolutamente no, ma non solo a Lampedusa. La gestione dell’emergenza sanitaria, se il governo continuerà a portare avanti politiche di questo tipo, diventerà un problema di tutta Italia: con così tante persone stipate nelle strutture di accoglienza, le norme igienico-sanitarie e di contenimento del virus sono destinate a saltare. Siamo seduti su una polveriera pronta a esplodere, sia dal punto di vista sociale che dal punto di vista sanitario."
È preoccupato per la salute degli agenti? Ci sono stati casi di contagio tra le divise?
"Sì, diversi agenti della questura di Palermo sono stati contagiati dopo aver prestato servizio nell’hotspot di Lampedusa. Il problema però non riguarda solo le divise, anche i migranti sono esposti costantemente al rischio di contagio proprio perché rispettare il cosiddetto distanziamento sociale in simili condizioni di sovraffollamento è impossibile. Ed è paradossale che tutto questo accada proprio mentre il Paese è alle prese con la seconda ondata di Covid."
Si aspettava qualcosa di più dal Dpcm?
"Beh, mi sembra quantomeno bizzarro che il governo si preoccupi di chiudere le regioni e non i propri porti..."
Si spieghi meglio...
"La Sicilia è stata classificata dal recente Dpcm come zona arancione, in teoria sono vietati gli spostamenti sia in entrata che in uscita, eppure chi passa dall’Africa continua ad arrivare come se nulla fosse… purtroppo il paradosso c’è ed è sotto gli occhi di tutti. È inspiegabile che il governo non pensi ad una soluzione concreta per arginare il problema, i centri di accoglienza possono diventare, come già accaduto nei mesi scorsi, dei focolai al pari delle Rsa."
Cosa chiede al governo?
"Ora più che mai è necessario bloccare i flussi migratori incontrollati.
Lo stiamo dicendo dall’inizio della pandemia, ma le nostre richieste, evidentemente, non vengono considerate prioritarie. Siamo profondamente amareggiati, le donne e gli uomini in divisa sono sempre in prima linea nel difendere lo Stato, ma lo Stato dov’è quando siamo noi ad aver bisogno di aiuto?"- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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