Tra i "bassi", anima popolare di Napoli

La cultura del basso è colorata e prevede stendini per strada pieni di panni multicolori

Tra i "bassi", anima popolare di Napoli

Una grande stanza che dà sulla strada, una cucina a vista, dei letti matrimoniali spesso molto vistosi. Il basso detto in napoletano “o vascio” è tutto qui. Quando si cammina per i vicoli è impossibile non buttare un occhio dentro le case dalla strada. Gente che dorme, che guarda la televisione o cucina. Viene quasi voglia di farsi offrire un caffè e farsi due chiacchiere con la proprietaria. Le signore dei bassi sono infaticabili. Delle autentiche eroine moderne, se non stanno cucinando strepitosi piatti napoletani, stanno lavando a terra o sistemando qualcosa. Se ti perdi con la macchina e il Gps non riesce a interpretare correttamente i vicoli napoletani, saranno loro a salvarti. Alcune di loro si sono fatte imprenditrici e vendono da bere o hanno negozietti. Sarebbe impossibile immaginare Napoli senza le signore dei bassi, simpatiche, sveglie e intraprendenti. Sanno che in qualche modo devono pur sbarcare il lunario e hanno fatto del vicolo il loro regno.

Esistono tanti tipi di basso, quello “arricchito” che si abbellisce l’entrata con finte statue o alto, quello floreale o quello foresta dell’Amazonia, che in pochi metri ha creato un fittissimo giardino. Esistono quelli balconati, che hanno invaso la strada con dei balconcini da cui le signore si affacciano con i loro cagnolini. Esistono poi i salotti all’aperto, gruppi di sedie in mezzo al vicolo dove ci si siede a chiacchierare del più e del meno e prendere il caffè.

Certo la vita nel basso non è facile, ma proprio per questo è difficile non innamorarsi dell’energia dei suoi abitanti. Persone che nonostante la criminalità, l’altissima disoccupazione, abitazioni piccole e sovrappopolate, sono piene di vita. Le signore dei bassi si prendono poi cura delle tante edicole votive del seicento, a cui ogni tanto aggiungono qualcosa di loro gusto. Un nuovo santo, per esempio Padre Pio, le foto dei parenti defunti o una scintillante luce al neon.

La cultura del basso è colorata e prevede stendini per strada pieni di panni multicolori. In alcune parti della città i bassi piano piano stanno diventando le abitazioni della comunità cingalese, anch’essa molto colorata. Invece del ragù, in queste zone si sente l’odore del curry.

Nei Quartieri Spagnoli però i bassi sono ancora vissuti dagli storici abitanti della zona. La pulizia della casa è il vanto di ogni regina dei “vasci”. Tutto dentro deve essere perfetto e ogni sera si lava anche la parte davanti. Operazione egregia che però ogni tanto diventa pericolosa per i passanti ignari del sapone che ricopre le pietre laviche.

Questa mania per la pulizia è forse il ricordo delle tante epidemie che nei secoli hanno ucciso moltissime persone e che si veicolavano proprio perché i bassi e le strade erano in condizioni igieniche terribili. Il fascismo addirittura li fece evacuare, ma si ripopolarono nel dopo guerra.

Una memoria collettiva, quella sulle epidemie, che si è tramutata in ossessione per la pulizia del proprio “vascio” e per il pezzettino di strada di fronte.

I bassi sono penetrati talmente tanto nella cultura partenopea che senza di essi non ci sarebbero state le splendide commedie di Eduardo de Filippo o tanti capitoli dei libri di Matilde Serrao.

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