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I "conservatori verdi" tra campagna e agricoltura

"Non bisogna scartare l'ipotesi che l'ambiente possa essere protetto al meglio dai ricchi, da chi possiede terre e privilegi, dal momento che costoro sono quelli che hanno il maggior interesse nel tramandare beni e proprietà"

I "conservatori verdi" tra campagna e agricoltura

«I semi del risentimento sono dunque piantati nella condizione umana. Gran parte della filosofia verde di sinistra sembra un'estensione del risentimento in questo nuovo regno dell'interesse politico che punta il dito su chi possiede denaro, proprietà, terreni, industrie e così via. Eppure, non bisogna scartare l'ipotesi che l'ambiente possa essere protetto al meglio dai ricchi, da chi possiede terre e privilegi, dal momento che costoro sono quelli che hanno il maggior interesse nel tramandare beni e proprietà. A volte vorrei che gli ambientalisti di sinistra accettassero questa sfida e coinvolgessero studiosi come me nel dibattito. Ma la maggior parte delle volte non lo fanno. Il mio libro offre una critica approfondita e rispettosa dell'approccio alle questioni ambientali sostenuto da George Monbiot e sarebbe stato interessante leggere la sua risposta. Ma che io sappia questa risposta non è mai arrivata. Ovviamente, George potrebbe pensare che le mie tesi siano troppo insignificanti da meritarne una e Dio solo sa se sono piene di aspetti criticabili».

«D'altra parte, quando mi sono trasferito qui, all'inizio del nostro matrimonio, quasi vent'anni fa, mi sono ritrovato coinvolto in lunghe ma fruttuose discussioni con diversi esponenti di sinistra. Mi preoccupava il futuro della campagna sotto un governo laburista e così ho avvicinato Anthony Barnett, vecchio amico e sostenitore del Partito laburista, suggerendogli di organizzare un forum per discutere la relazione tra città e campagna nel futuro prossimo. Abbiamo creato un evento chiamato Town and Country Forum, ci incontravamo regolarmente a Londra e ogni volta Sophie faceva in modo che all'incontro partecipasse un relatore di rilievo. Fu un'iniziativa molto apprezzabile e istruttiva, grazie alla quale mi sono fatto molti amici sia di sinistra che di destra. Siamo perfino arrivati a pubblicare una raccolta di articoli Town and Country alcuni dei quali sono dei veri classici nel loro campo».

«Anthony ci ha presentato Ken Worpole, che a sua volta ha invitato Colin Ward, lo straordinario architetto anarchico e pianificatore urbano. Colin è stato fortemente influenzato da Kropotkin e dalla filosofia del cosiddetto aiuto reciproco. Il suo anarchismo, basato sul rispetto per le piccole associazioni e lo spirito di cooperazione, non era poi così distante dal mio conservatorismo. In un certo senso mi ricordava mio padre e in particolare l'amore dello spirito pubblico per tutti quegli aspetti locali che avevano mitigato il risentimento di mio padre, riuscendo perfino a donargli le virtù di un cittadino modello. Il Town and Country Forum durò qualche anno e molti di noi continuarono a tenersi in contatto l'uno con l'altro. Ma si trattò di un evento insolito, proprio in questo suo tentativo di liberare le questioni ambientali dalle ideologie rivali, in modo che potessero essere considerati argomenti aperti a tutti».

«Uno dei relatori del Town and Country Forum fu il commentatore radio Robin Page che per tutta la vita era stato agricoltore nelle campagne di Cambridge e che aveva creato il Countryside Restoration Trust con lo scopo di diffondere le sue idee su una relazione più sana tra agricoltura e territorio. Rimasi colpito dal fatto che una visione del territorio e il suo significato fossero parti necessarie di ogni filosofia politica degna di questo nome. Sono inoltre stato influenzato da Simon Fairlie e dalla sua rivista The Land. Il livello di coinvolgimento che ho raggiunto nella vita agricola che di certo non posso definire elevato l'ho raggiunto grazie alle ispirazioni fornitemi da questi studiosi».

«Abbiamo anche iniziato a fare la nostra parte nell'economia casearia locale, allevando diverse mucche per conto nostro. E Sophie ha dato vita a un'impresa acquistando e vendendo i formaggi locali che un tempo rappresentavano il nucleo dell'economia del North Wiltshire, oramai tornati ab initio. È un'occasione straordinaria per mettere in pratica alcuni dei principi esplorati in Green Philosophy, integrando le attività agrarie e la difesa del territorio, la produzione rurale e il consumo urbano, il palato cosmopolita e le attività rustiche che lo alimentano. Tutto ciò ha contribuito a rinforzare il nostro legame con questo piccolo ritaglio di terra, protagonista di tanti dei nostri giorni più belli».

Considerare il territorio come farebbe Hegel vuol dire vederlo come un elemento che riflette la nostra immagine, il nostro spirito o coscienza quel che il filosofo definiva Geist. E questo perché siamo noi che, creando un insediamento, lo abbiamo plasmato e modificato in accordo ai nostri bisogni, sfruttandolo anche come veicolo per raggiungere l'autoconsapevolezza. Faccio notare a Scruton che questa visione è molto diversa da quella di sinistra, che spesso arriva a considerare il territorio una sorta di semi-divinità. «Sì, sono sempre stato contrario alla lugubre tesi di Gaia. Tuttavia, credo che il nostro senso del sacro sia una delle emozioni ecologiche più positive esistenti. Prendo l'esempio di Pausania e del suo viaggio in Grecia. Era consapevole del fatto che ogni luogo fosse stato consacrato a eroi o divinità. I templi erano ancora in piedi e i boschetti sacri non erano stati ancora rasi al suolo.

Eliminando i templi e i campi di battaglia consacrati, i segni di insediamenti ancestrali, il diritto ereditario e tutte le forme tramite cui gli spiriti dei defunti ancora infestano la Terra, il motivo per proteggere il territorio svanirà una volta per tutte».

*Tratto da Vivere conservatore. Conversazioni con Mark Dooley, a cura di Francesco Giubilei. In uscita nell'estate del 2021 per l'editore Giubilei Regnani.

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