Alle nove e un quarto del mattino la sobria figura di Mario Monti appare tra le macerie per portare la solidarietà del governo alle migliaia di sfollati. Giacca, cravatta e gilet, il presidente del Consiglio incontra sindaci e autorità, consola brevemente i parenti delle vittime, visita due campi di accoglienza dove constata «l’ottimo lavoro della Protezione civile coordinata dal prefetto Franco Gabrielli».
A Sant’Agostino, la località del Ferrarese dove vivevano tre degli operai morti sul lavoro nella notte dell’apocalisse,davanti al municipio diroccato dalle scosse, accade l’imprevisto. Monti viene contestato. Non ci sono applausi e ovazioni per il capo del governo. Il premier non fa una piega, ma le proteste sorvolano la massa di personale della sicurezza e il plotone di giornalisti e fotografi che lo circondano. Sono persone del paese, esasperate da due giorni e due notti passati in automobile per la paura di nuove scosse. E preoccupate per l’introduzione dell’Imu su case che non ci sono più.
Buuuh, fischi, urla si levano contro il capo del governo affiancato dal presidente della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani, dal questore di Ferrara, Luigi Mauriello e dal numero uno della Protezione Civile. «Vergogna», gridano i cittadini. «Ladri, rapinatori, state a casa vostra, ridateci indietro i soldi, la nostra Imu». Una donna si infila due dita in bocca per fischiare meglio, non ce la fa, e allora riprende a strillare: «Non dovevi venire qui, noi ci arrangiamo da soli».
Le sorelle Roberta e Raffaella Malaguti sono le pasionarie più agguerrite di Sant’Agostino.I motividella protesta sono la mancanza di provvedimenti del governo a favore delle zone disastrate e l’incertezza provocata dal decreto legge di pochi giorni fa che vincola i risarcimenti in caso di calamità naturali a un’assicurazione obbligatoria sugli immobili stipulata in precedenza. «Stiamo aspettando - spiega più tardi Raffaella Malaguti ai cronisti - che decidano cosa fare di questa bellissima legge che dirà, a giochi già iniziati, chi deve salvare le nostre case: se le assicurazioni che dobbiamo pagare noi o se arriverà un aiuto dallo Stato». Perché, aggiunge, «è lo Stato che deve provvedere ai cittadini, e non i cittadini allo Stato, alle banche, mantenere le istituzioni che non fanno niente. Da Monti ci aspettavamo quello che ci si aspetta dalle istituzioni: l’aiuto ai cittadini. Invece Monti è venuto perché questo è il circo mediatico, è solo un gioco politico». «Noi forse saremo gli ultimi a essere aiutati - aggiunge la sorella - ma ai prossimi che cosa accadrà?».
Monti non si scompone davanti alle lacrime delle donne, ma si concede alle telecamere, come rare volte è successo in passato: «Ho voluto portare, soprattutto, il senso di vicinanza del governo, con tutte le sue strutture, a queste famiglie, a questa popolazione così colpita negli affetti e anche nella sua attività quotidiana».Poi la promessa più attesa: «Proclameremo lo stato di emergenza per le zone più colpite - assicura - fra poche ore a Roma, nel consiglio dei ministri ». Monti definisce «gravi» i danni provocati sul tessuto produttivo emiliano, una terra «che dobbiamo aiutare a tornare produttiva al più presto».
Nel pomeriggio il Consiglio dei ministri ha effettivamente deliberato lo stato di emergenza per i territori delle province di Bologna, Modena, Ferrara e Mantova colpiti dal terremoto (durerà sessanta giorni). E stanziato 50 milioni di euro. È stato inoltre rinviato, non cancellato,il pagamento dell’Imu sugli immobili e gli stabilimenti industriali che saranno dichiarati inagibili. Tuttavia nulla è stato detto a proposito degli altri tributi ( Irpef, Iva, contributi Inps e Irap) che dunque dovranno essere versati entro fine giugno nonostante che migliaia di senza tetto siano rimasti anche senza lavoro. Il governo ha inoltre iniziato l’esame di un intervento che consentirà ai Comuni terremotati di allentare il patto di stabilità interno.
Le scosse, sia pure di intensità minore, sono continuate anche ieri. Terminato l’allestimento dei centri di prima accoglienza, ora di pone il problema degli approvvigionamenti.
Tutti chiusi i supermercati, ospitati in capannoni lesionati; pochissimi negozi hanno riaperto perché le abitazioni sovrastanti sono ancora inagibili, e anche i locali pubblici alzano con fatica le serrande. A Finale Emilia si sono rotte le tubazioni di acqua e gas e in alcune tendopoli mancano ancora coperte: il timido sole di ieri non si è portato via il freddo della notte. E ieri sera ha cominciato a piovere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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