Il presepio è inclusivo ma viene cancellato

Il presepe è vittima ormai da lustri di attacchi da parte dei globalisti, degli anti-razzisti, dei soloni del pensiero unico

Il presepio è inclusivo ma viene cancellato
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Gentile Direttore Feltri, sulla colonne del Domani è tornata anche quest'anno, giusto perché altrimenti se ne sarebbe sentita la mancanza, la solita sterile polemica sul presepio a scuola. In sostanza, una mamma emiliana si è lamentata dell'allestimento di un presepio all'ingresso della scuola dove studia il suo bambino, ritenendolo discriminatorio. La giornalista concordava con la signora, il che appare ancora più folle. Lei cosa pensa di queste questioni?

Marco Barale

Caro Marco,
la presenza del presepe indigna anche me. Mi indigna quando esso viene allestito secondo le imposizioni e i dogmi del politicamente corretto, ovvero azzardando rivisitazioni di cui non si comprende il senso, con Maria e Giuseppe neri e nero pure il Bambin Gesù. Mi ha indignato qualche anno fa, giusto per fare un altro esempio, il presepio costruito in una chiesa di Potenza, dove la Vergine indossava il burqa. Insomma, non ci rassegniamo, ogni anno vogliamo inquinare l'atmosfera natalizia intraprendendo battaglie ideologiche e strumentalizzando i nostri simboli religiosi, che vengono da noi stessi presi di mira in quanto non sarebbero «inclusivi». Eppure gli islamici mai si domandano se i loro riti, le loro tradizioni e i loro usi siano abbastanza inclusivi e non offensivi nei nostri riguardi.

Il presepe, che dovrebbe essere salvaguardato in quanto costituisce la rappresentazione plastica più mistica della festività natalizia, è vittima ormai da lustri di attacchi da parte dei globalisti, degli anti-razzisti, dei soloni del pensiero unico, dei multiculturalisti che difendono tutte le culture meno che la nostra, che può essere censurata, soppressa, limitata e pure insultata. Ed ecco che nel mese di dicembre oramai è tradizione non più fare il presepe, ma prendersela con chi lo fa. Lo si vorrebbe abolire dai luoghi pubblici, mettere al bando. Gesù Bambino ebbe difficoltà a trovare due millenni addietro una stalla in cui venire al mondo, ma oggi incontra maggiori ostacoli nel trovare collocazione tra la paglia e il fieno in un presepio di un qualunque istituto scolastico. Il medesimo destino è toccato a un altro dei nostri simboli, il crocefisso, sfrattato sempre dalle nostre scuole, neppure fossero popolate di vampiri che reagiscono alla vista della croce.

E mi chiedo: ma se non è inclusivo, bensì oltraggioso, il presepe, cosa diavolo lo è? Insomma, cosa è più includente di questa figurazione? Essa non riproduce soltanto la nascita di Gesù, quindi il principio della nascita del cristianesimo, l'avvento del Messia, il quale ha rivoluzionato la civiltà, la storia, la cultura, il modo di pensare dell'umanità intera, mediante la diffusione dei valori posti a fondamento della nostra fede, ossia la fratellanza, l'amore verso il prossimo, il perdono, ma altresì raffigura proprio l'inclusività. Il presepe, infatti, non è popolato soltanto dai membri della famiglia sacra, ma anche dai pastori, dalla gente misera che abita nei dintorni di quella stalla dove Maria e Giuseppe si sono riparati perché venisse alla luce il loro bambino. Sono presenti anche gli animali, il cui ruolo peraltro è fondamentale: con il loro respiro caldo e la loro pelliccia danno tepore al corpicino del piccolo Gesù, permettendogli di trascorrere in quell'atmosfera sicura la sua prima notte di vita. E poi ci sono i re magi, gente ricca venuta da lontano, i quali recano i loro doni al nascituro, che non è che un poveraccio, figlio di un falegname.

Cosa disturba esattamente del presepe? Disturba

che sia cristiano. Ma noi siamo cristiani. Le nostre radici sono cristiane. L'Europa è cristiana. L'Occidente è cristiano. Chiunque ne sia infastidito o si senta insolentito, stia a casa propria. Ce ne faremo una ragione.

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