Le tensioni diplomatiche, i moniti del Papa, la solennità dell'Alta corte di Londra, la ricchezza che non può nulla e la povertà che può ancora meno. L'ottusità della burocrazia, l'ingiustizia della giustizia, l'implacabilità della scienza, l'invadenza dei media, la speranza legittima, la curiosità illegittima, le lacrime calde, gli abbracci robusti, il cinismo ostinato e l'ancor più ostinato amore. La battaglia e la resa. Non arriverà a compiere un anno Charlie, il prossimo 4 agosto. Ma nella sua brevissima vita c'è stato di tutto. Più di quanto non si addensi in esistenze ben più lunghe della sua. Per Charlie il tempo è finito. Mamma e papà lo lasciano andare, se lo strappano via.
Hanno fatto di tutto, tentato di tutto, interpellato chiunque ma «non è più nell'interesse di Charlie continuare i trattamenti» ha detto ieri il loro avvocato: «C'era una finestra di due mesi. Tristemente per Charlie ora è troppo tardi. Il trattamento non offre più chance di successo». E insomma hanno finito col decidere «gli altri». E lo hanno fatto non decidendo, per di più. Né Chris Gard, né Connie Yates, ma gli «altri». Che non hanno una faccia e non avrebbero avuto nemmeno il diritto. Charlie se ne va e sua mamma e suo papà non sapranno mai «che cosa sarebbe accaduto se avesse ricevuto il trattamento. Volevamo solo dargli una chance».
Ed è forse questo l'aspetto peggiore con cui convivere dopo Charlie, senza Charlie: non essere riusciti a fare tutto quello che ritenevano di dover fare per tenerlo qui. Ma intanto è successo di tutto, in una manciata di mesi e di giorni. I medici e i giudici, l'Italia, l'America, l'Inghilterra, il Vaticano... I pugni serrati, gli appelli, i video, i palloncini e i sit-in. Le sentenze e le preghiere, i torti e le ragioni, i silenzi e gli appelli. E Charlie, che è diventato Charlie. E si è fatto adulto dentro quella culla. Ci sembrava immenso con la faccia pixellata per la privacy e la tutina di cotone. Sdraiato ma in piedi su tutti noi.
Noi che non ci siamo mai sentiti tanto inopportuni nello sguardo di qualcuno. Noi che a chiacchiere abbiamo perso tempo. Il suo tempo.
Lui inerme ma fortissimo. A prestare coraggio e peluche a mamma e papà. A rendersi indimenticabile. A diventare Charlie. Immobile e in silenzio. A infilare in una vita tanto piccola quello che non ci sta nemmeno in ottant'anni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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