Mi capita spesso di ripeterlo: il nostro progetto politico, quello di Forza Italia ma anche quello del centro-destra che vorrei, si basa su quattro valori: la libertà, il cristianesimo, l'Europa, il garantismo e si caratterizza quindi con quattro aggettivi: liberale, cristiano, europeista, garantista.
Forza Italia è davvero, oggi più che mai, la sola forza politica pienamente e coerentemente liberale, cristiana, garantista, europeista, la sola nella storia della Repubblica nei cui valori e nei cui programmi questi quattro grandi principi si integrano e si completano l'un l'altro in un grande e coerente progetto politico.
Sono quattro aggettivi che definiscono quello che oggi Forza Italia, e solo Forza Italia, rappresenta nel panorama dell'offerta politica italiana.
Nessun'altra forza politica può definirsi espressione coerente di tutti e quattro questi profili culturali e politici, che sono tenuti insieme da un'idea-guida: quella di centralità della persona, soggetto e non oggetto di ogni forma di organizzazione della vita pubblica, a cominciare dallo Stato.
Dunque credo sia importante, perché non rimangano semplici slogan, definire meglio cosa significa per noi ognuno di questi concetti, e perché siano legati in modo imprescindibile: simul stabunt, simul cadent, come dicevano i latini.
Oggi parliamo della prima di queste definizioni, «liberale». Nelle prossime settimane ci soffermeremo sugli altri tre concetti, cristiano, garantista, europeista.
Cosa significa definirci liberali?
Fondamentalmente, al centro di tutto, nella nostra visione, c'è l'individuo, la persona che, per legge naturale o per legge divina secondo che si sia credenti o no è titolare di diritti che nessuno, tanto meno lo Stato, può mettere in discussione, per nessun motivo, neppure se asserisce di farlo in nome di un interesse generale superiore, vero o presunto. Sono diritti di proprietà: la proprietà della vita, dell'incolumità fisica, dei beni materiali acquisiti con il lavoro o ricevuti lecitamente dalla propria famiglia. È il diritto a mettere a frutto nel modo migliore e alla pari degli altri i propri talenti e le proprie capacità.
Ho usato deliberatamente le parole «individuo» e «persona» come se fossero sinonimi. So benissimo che non lo sono. L'individuo nell'ottica liberale è solo con se stesso, la persona nell'accezione cristiana del termine si definisce in un quadro di relazioni prima di tutto con il Creatore e poi con il prossimo, la famiglia, il resto dell'umanità. Una distinzione importante, che ha grandi implicazioni sul piano filosofico, ma ai fini di un ragionamento e di un progetto politico come il nostro i due concetti sono invece assolutamente fungibili.
Persona o individuo che sia, parliamo di un'entità sacra, che per noi viene prima di tutto.
Per questo siamo liberali. Perché crediamo che ogni limitazione delle libertà e dei diritti delle persone da parte dello Stato sia di per sé un male - talvolta un male necessario per consentire la convivenza fra miliardi di esseri umani ma comunque un male da ridurre al minimo indispensabile.
È per questa ragione innanzitutto e poi per anche un calcolo di efficienza economica che chiediamo per esempio che il prelievo fiscale sia ridotto quanto più possibile, che le leggi, i regolamenti, la burocrazia siano alleggeriti e semplificati, che la presenza dello Stato nelle attività umane sia limitata alla definizione di poche e semplici regole generali.
Proprio perché crediamo nelle persone, siamo convinti che le scelte di ogni individuo sulla propria vita e i propri beni siano più razionali e più efficienti di quelle di un pianificatore lontano. I fallimenti delle economie pianificate, come i sistemi comunisti, partono proprio da questo.
L'esperienza storica ha dimostrato che i modelli liberali hanno prodotto crescita e benessere per tutti, i modelli statalisti o comunisti hanno redistribuito stagnazione, declino o addirittura miseria.
C'è di più. Come ha ben spiegato fra gli altri il grande pensatore austriaco Frederick von Hayek, premio Nobel nel 1974, lo statalismo e l'economia pianificata non sono solo inefficienti dal punto di vista economico, ma portano anche verso la perdita delle libertà personali. Libertà economica e libertà politica sono inscindibili.
Lo Stato, secondo il principio di sussidiarietà (che fa parte dei nostri principi fondanti), deve intervenire solo quando il singolo, o la libera associazione fra più singoli, non sia per natura adeguata ad ottenere un risultato (per esempio garantire cibo, istruzione e cure mediche per i più deboli).
L'Italia di oggi, pur appartenendo al sistema delle democrazie liberali dell'occidente, è ancora lontana da tutto questo.
Come nel 1994, continuo a credere che una rivoluzione liberale sia necessaria e urgente.
Dal 1994 ad oggi, dalla nostra discesa in campo, noi abbiamo governato per circa 10 anni su 27. Posso dire con orgoglio che nessuno dei governi da me guidato ha compiuto un atto che non fosse coerente con la nostra impostazione liberale. Ci eravamo dati una regola che abbiamo rispettato: non approvare mai nessun provvedimento se questo rischiasse in qualunque modo di limitare la libertà, civile ed economica, degli italiani.
Tutto questo rimarrà un nostro merito
scritto nella storia, ma la strada per la rivoluzione liberale è ancora lunga.Ma noi siamo ostinati, o semplicemente determinati. La rivoluzione liberale oggi è più necessaria che mai, e rimane il primo dei nostri obbiettivi.
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