Ideologia a tavola: così un piatto perde l'anima

Ideologia a tavola: così un piatto perde l'anima

Da Biffi a Zuppi: povera Bologna, e povero tortellino. C'era una volta, sotto le Due Torri, il cardinale Giacomo Biffi, che alla famosa pasta ripiena dedicò un pensiero gastro-teologico: «I tortellini sono più gustosi se si mangiano avendo nel cuore la speranza nella vita eterna». Adesso la chiesa bolognese è guidata da Matteo Zuppi che potrebbe rimanere nella Storia come l'arcivescovo che ha fatto perdere l'anima al tortellino (un'anima cattolica, ovvio, essendo il ripieno a base di carne di maiale). L'iniziativa è partita da Paola Lazzari Pallotti, presidentessa dell'Associazione sfogline, capace di inventarsi un ripieno di pollo gradito ai musulmani per quello che lei chiama «tortellino dell'accoglienza» (ma io lo chiamerei «tortellino della resa»). Da lanciare il giorno della festa di San Petronio che quest'anno si sovrappone ai festeggiamenti per la berretta cardinalizia con la quale Papa Bergoglio premierà l'immigrazionismo di Zuppi, uomo talmente ideologico e settario da suscitare sconcerto, a un convegno del 2016, perfino in Maurizio Landini: «Che deve dire il segretario della Fiom se l'arcivescovo di Bologna è più a sinistra di lui?».

Ieri Zuppi, per tamponare le polemiche, ha diffuso un comunicato in cui dichiara di non avere sollecitato la variazione di ripieno, peccato che la smentita somigli a una conferma quando parla di «una normale regola di accoglienza e di riguardo verso gli invitati con altre abitudini alimentari o motivazioni religiose». Insomma: del tortellino di pollo l'arcivescovo non ne sapeva nulla, però lo benedice entusiasta.

Tradendo in un sol colpo Biffi, Bologna e Gesù che rese «puri tutti gli alimenti» (Marco 7,19), che spazzò via i tabù alimentari precristiani e anticristiani a cui oggi tanto clero, dimentico del Vangelo e ipnotizzato dal Corano, invece si inchina.

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