Imam balcanici e rete salafita: ​ecco le cellule jihadiste in Italia

L'Italia è sempre stato un Paese di transito per terroristi e imam radicali. Adesso rischia di diventare un obiettivo. Ecco le Regioni dove cresce il jihadismo

Imam balcanici e rete salafita: ​ecco le cellule jihadiste in Italia

"Milano, specie viale Jenner - spiega il magistrato Stefano Dambruoso - è stata una base jihadista nei primi Anni Duemila, quando fu smantellata una cellula con perno a Francoforte che transitava da Milano e stava organizzando un attentato a Strasburgo". Da allora molto è cambiato. E l'allarme terrorismo si allargato in molte altre aree della penisola. Perché da terroristi di al Qaeda, che covavano all'interno delle prime comunità musulmane d'Italia, si è passati ai lupi solitari dello Stato islamco, che si nascondono tra gli immigrati che sbarcano sulle notre coste. Il Belpaese si è, infatti, trasformato in un vero e proprio Paese di transito del jihadismo internazionale.

La storia di Anis Amri è una come tante. Immigrati che sbarcano in Europa, si radicalizzano e attaccano. Come spiegava Luigi Guelpa sul Giornale nei giorni scorsi, infatti, tutte le strade delle stragi che hanno messo in ginocchio l'Occidente passano per l'Italia. Nel Belpaese gli immigrati hanno vita facile: non vengono identificati, non vengono respinti e, se delinquono, non vengono espulsi. Ne sanno qualcosa Salah Abdeslam, l'ottavo uomo del commando che il 13 novembre 2015 uccise 180 persone a Parigi, Abdelhamid Abaaoud, capo della cellula di Verviers e "mente" degli attentati di Parigi, o Noureddine Chouchane, capo del Califfato a Sabrata che ha addestrato il commando che ha attaccato il museo del Bardo a Tunisi. Jihadisti che, al pari dell'attentatore di Berlino, sono passati più volte in Italia. Persino Ziyad Jarrah, il libanese che dirottò il volo United Airlines 93, fece una capatina a Roma e a Firenze nel 1999. Nessuno si è mai sognato di fermarli. E finora ci è andata bene. Ma adesso qualcosa è cambiato.

"L’Italia - spiega islamologo Stefano Allievi alla Stampa - ha pochi musulmani di seconda e terza generazione, non paga il risentimento post coloniale e ha un islam disperso a chiazze sul territorio nazionale senza concentrazioni tipo banlieues". Con la morte del killer di Berlino alle porte di Milano, la specifica geografia "di transito" rischia di trasformarci in un bersaglio. Gli occhi dei servizi segreti e dell'anti terrorismo sono puntati sul Veneto e sulla Puglia. Entrambe le regioni sono battute dagli immigrati che battono la rotta balcanica. "Chi arriva a Bari ha già un sia pur breve passato italiano e comincia a guardarsi intorno - spiega una fonte della Stampa - c’è grande richiesta di aiuto, soldi, documenti. E dove c’è grande domanda c’è altrettanta offerta". È proprio in questo andirivieni di gente che i jihadisti riescono a entrare tranquillamente nel nostro Paese.

Non hanno più bisogno di radicalizzarsi nelle moschee o nei centri islamici. Come spiega il Centre de Documentation sur l’Islam Contemporain di Louvain, il jihad di terza generazione è contraddistinto da un'estrema adattabilità e una grande dimestichezza con le reti sociali.

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