Sono numeri, quelli del Viminale, che parlano chiaro: al giro di boa del 2020, il fenomeno migratorio in Italia ha assunto proporzioni di gran lunga superiori rispetto all’anno precedente. Le cifre ed i dati che il ministero dell’Interno mette ogni giorno a disposizione non lasciano spazio a dubbi: dal 1 gennaio al 30 giugno 2020, sono sbarcati nel nostro Paese 6.812 migranti, a fronte dei 2.508 dello stesso periodo del 2019. Si tratta di un incremento importante, che va oltre il 160% e che assume una maggiore rilevanza se si considera che in questi primi sei mesi dell’anno l’Italia ha dovuto affrontare l’emergenza coronavirus. A sbarcare maggiormente lungo le nostre coste, sono stati migranti provenienti dal Bangladesh, Paese da cui sono arrivate 1.198 persone, e dalla Tunisia, da cui sono invece approdati 1.188 migranti. Seguono Costa d’Avorio, Sudan ed Algeria.
Il boom tra gennaio e febbraio
Il 2020 era partito per come si era concluso il 2019, ossia con un trend sempre più in crescita nelle statistiche riguardanti il numero dei migranti approdati nel nostro Paese. C’è però da fare una considerazione: il 2019 è stato comunque l’anno che ha registrato uno dei decrementi record nei dati riguardanti gli sbarchi. Complessivamente, l’anno scorso sono arrivati 11.471 persone a fronte dei 23.370 del 2018. Tuttavia, da settembre in poi la situazione ha iniziato a registrare un deciso cambiamento con un primo costante e significativo aumento su base annuale degli approdi lungo le nostre coste. E, come detto, il trend si è poi confermato all’inizio del 2020: a gennaio, in particolare, sono arrivati in Italia 1.342 migranti a fronte invece dei 202 dello stesso mese del 2019. Un aumento vertiginoso, dell’ordine del 700%.
Non è andata meglio a febbraio, anzi: nel secondo mese dell’anno, sono sbarcati nel nostro Paese 1.211 persone. Nello stesso periodo del 2019 invece, ad arrivare in Italia erano stati appena 60 migranti. Complessivamente, considerando i primi due mesi del 2020 il confronto con il 2019 era già impietoso: tra gennaio e febbraio del nuovo anno sono arrivati in 2.553, mentre nello stesso lasso di tempo dell’anno scorso sono sbarcati 262 migranti. A rendere ancora più importante questi dati, anche il fatto che il mese invernale solitamente è quello dove il numero degli approdi diminuisce considerevolmente rispetto all’estate. Constatare invece che, al contrario, a gennaio sono arrivati più migranti rispetto che al precedente mese di agosto ha fatto ben intuire l’andazzo che ci si poteva aspettare nel corso di questo 2020.
Cos’è accaduto tra marzo e aprile in pieno lockdown?
La situazione non è migliorata nemmeno nel bel mezzo del lockdown, ovvero tra i mesi di marzo e aprile. Era il 9 marzo quando il premier Giuseppe Conte ha firmato il primo decreto che sanciva la chiusura dei confini nazionali ma anche il divieto degli spostamenti all’interno della stessa Nazione. Questo avrebbe voluto significare in teoria anche lo stop all’ingresso in Italia dei migranti, ma non è mai accaduto. Anzi, sul fronte dei flussi migratori provenienti dall’altra sponda del Mediterraneo i numeri non si sono mai fermati. Sono diminuiti rispetto a quelli dell’inizio dell’anno ma non hanno subito significative variazioni se paragonati a quelli dello stesso periodo del 2019: 241 gli arrivi di marzo 2020 contro i 262 dell’anno precedente. Il trend ha iniziato ad avere un significativo aumento nel mese di aprile nonostante vi fosse ancora la piena fase lockdown e l’ufficializzazione di un decreto che dichiarava non sicuri i porti italiani. Numeri notevolmente in crescita non solo rispetto al mese di marzo con 671 arrivi ma anche con riferimento allo stesso periodo dello scorso anno che ne aveva registrati 255.
Maggio e giugno : la “consacrazione” degli sbarchi
Se i dati relativi agli arrivi dei migranti non si sono mai arrestati durante la piena fase del lockdown, nei periodo successivi, tra maggio e giugno, è stato il boom dei flussi migratori. Come se il periodo di emergenza sanitaria fosse all’improvviso svanito semplicemente in virtù di una data che dichiarasse la fase 2, gli stranieri sono arrivati in numerosi mettendo in allarme gli amministratori locali che si sono ritrovati di volta in volta a dover fronteggiare arrivi di massa in un periodo ancora delicato da un punto di vista sanitario. Sono stati ben 1654 gli arrivi registrati nel mese di maggio contro i 782 di quelli dello stesso periodo del 2019. Giugno non è stato da meno:1693 i migranti approdati sul territorio nazionale a differenza dei 1218 dello scorso anno. Gli arrivi dei migranti sono stati per la maggior parte caratterizzati dagli sarchi autonomi, soprattutto a Lampedusa e nel Sulcis. A contribuire all’incremento dei dati ufficializzati dal Viminale anche i migranti arrivati nei nostri porti a seguito dell’intervento delle Ong.
Il ruolo delle Ong durante questo periodo
Come detto prima, l’arrivo dei migranti nelle coste italiane è avvenuto per la maggior parte attraverso gli sbarchi autonomi compresi gli arrivi “fantasma”. Dal mese di gennaio ad oggi sono numerosi i migranti approdati sul suolo italiano attraverso i viaggi della speranza sulla rotta del Mediterraneo. In tutto ciò però un ruolo fondamentale che fa incrementare i numeri, rimane quello svolto dalle Ong. Quest’ultime, operando nel cuore del Mediterraneo, hanno svolto e svolgono un’attività diretta al recupero dei migranti in corso di navigazione agevolando il loro arrivo sulla terraferma con un porto sicuro che poi, tra i tanti Paesi dell’Unione Europea , risulta essere spesso quello dell’Italia.
L’attività delle navi appartenenti alle Ong è stata intensa prima del lockdown ma non è stata da meno durante la fase dello stop. Come si ricorderà infatti a metà aprile sia Aita Mari che Alan Kurdi hanno operato fermandosi poi nel porto di Palermo dove, pochi giorni dopo, sono state sottoposte a sequestro. Poi, a giugno, il ritorno ufficiale di tutte le Ong in mare (tranne quelle sequestrate). La prima a tornare operativa è stata la Sea Watch il 17 giugno scorso recuperando 100 migranti a largo della Libia divenuti 211 nel giro di 48 ore. A riprendere la navigazione nel Mediterraneo anche La Ocean Viking e l’italiana Mare Jonio. Le imbarcazioni delle Ong hanno così contribuito ad innalzare i numeri che il Viminale in questi mesi ha costantemente aggiornato.
Cosa ci aspetta nel resto dell’anno
La situazione non dovrebbe variare anche nella seconda parte del 2020: sotto il profilo politico infatti non sembrano esserci molte novità volte a contrastare l’aumento del numero degli sbarchi, né a livello internazionale la situazione induce a pensare ad una riduzione delle partenze dalle coste nordafricane. Al contrario, il dibattito interno in Italia riguarda attualmente la cancellazione o la parziale modifica dei decreti sicurezza, le norme cioè volute da Matteo Salvini quando quest’ultimo era al Viminale e che hanno nel mirino soprattutto le attività delle Ong e la gestione dell’accoglienza.
Non è un caso che negli ultimi giorni ad intervenire è stato proprio il leader della Lega: “Differenza tra governo con la Lega e governo attuale, periodo 1 gennaio - 26 giugno: sbarchi aumentati del 162% (e sono inclusi i tre mesi di lockdown!) – ha scritto Salvini – Le chiacchiere stanno a zero, parlano i dati ufficiali”.
Occorre anche aggiungere che la politica dell’attuale governo Conte punta molto sui ricollocamenti dei migranti approdati dalle navi Ong e da quelle militari nel resto d’Europa. Una strategia però che non ha mai pagato: nel 2020 non sono stati effettuati ricollocamenti, mentre a livello comunitario non sembrano esserci i presupposti per l’accoglimento delle richieste dell’Italia volte ad intaccare un sistema automatico di riposizionamento dei migranti. La strategia però rimane quella: “Appare necessaria una nuova politica migratoria perché emerge la necessità di elaborare un quadro di nuove regole ispirate al principio di solidarietà – ha dichiarato il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese davanti al Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen –occorre arrivare ad un meccanismo di ricollocamento obbligatorio fra tutti i 27 Paesi europei come sancito dall'articolo 80 del trattato di funzionamento dell'Unione europea”.
Il titolare del Viminale, ha anche ammesso che l’approdo di migranti irregolari in Italia è in aumento, facendo riferimento anche agli ingressi via terra: “Ad emergere dalla fine di aprile – ha dichiarato ancora il ministro –è stata una ripresa dei flussi
migratori specie nell'area balcanica dove stazionerebbe un numero elevato di migranti fra Bosnia, Serbia, e circa 50 mila in Grecia. In considerazione di ciò sono state riattivate le pattuglie miste italo slovene”.
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