Tangenti in cambio di favori. Inizia con la coraggiosa denuncia di un imprenditore edile, che stanco dell'ennesima richiesta di tangenti da parte di alcuni dei funzionari pubblici, ha deciso di raccontare un sistema corruttivo ben collaudato. Le indagini, coadiuvate dalla Squadra Mobile di Palermo - sezione Anticorruzione, dopo mesi di lavoro hanno permesso di raccogliere numerosi indizi per i reati di corruzione, falso in atti pubblici e truffa aggravata ai danni dello Stato. In manette sono finiti 4 funzionari in servizio presso il Provveditorato Interregionale alle Opere Pubbliche. Il provvedimento cautelare prevede anche la misura del divieto di contrattare con la Pubblica amministrazione per 12 mesi, cosiddetta legge "spazzacorrotti", a carico di 8 imprenditori, titolari di altrettante imprese operanti nel settore edilizio nelle provincie di Palermo, Enna, Messina, Agrigento. Nella sua ordinanza il Gip del Tribunale di Palermo Marco Gaeta, che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare, riporta alcune intercettazioni da cui emerge "un disprezzo per gli imprenditori onesti non disponibili a venire a patti corruttivi".
L’indagine, denominata "Cuci e Scuci", ha consentito di ricostruire gli episodi corruttivi consumatisi nel corso di appalti pubblici concernenti lavori di ristrutturazione effettuati ad istituti scolastici nella provincia di Palermo (Casteldaccia) ed in altre province siciliane. Tra i lavori finiti sotto la lente di ingrandimento c'è anche la ristrutturazione della caserma dei carabinieri di Capaci per un finanziamento di 384 mila euro. Un immobile a Palermo, confiscato alla criminalità organizzata ed adibito ad alloggio di servizio in uso alle forze dell'Ordine per un importo di poco più di 20 mila euro. E poi, la ristrutturazione di una scuola primaria a Casteldaccia (Palermo), un istituto scolastico a Centuripe (Enna), una scuola a Nicosia e un edificio scolastico in provincia di Catania. L’ambito investigativo toccato dall’indagine riguarda principalmente appalti pubblici finanziati con fondi del Ministero Infrastrutture e Trasporti o di altri enti o Ministeri, stanziati per lavori di ordinaria o straordinaria manutenzione di immobili dello Stato, edilizia scolastica e ristrutturazione di beni utilizzati per fini istituzionali o di pubblica utilità.
Il sistema corruttivo portato alla luce si basava essenzialmente su due aspetti, tra loro strettamente connessi: tangenti del 2 o del 3 per cento sull'importo complessivo e un modus operandi che permetteva all'imprenditore di recuperare l’importo della tangente, attraverso l’inserimento in nota spese di voci fittizie o maggiorate nei documenti contabili. L'altra soluzione adottata era il rimborso di spese di missioni non effettuate o parzialmente falsificate. "l’attività investigativa ha consentito di scoprire un meccanismo illecito in base al quale i funzionari durante le missioni di servizio lucravano sui rimborsi spesa dovuti per il carburante e i pasti fruiti in quanto erano gli imprenditori ad ospitarli nelle auto e ad omaggiargli i pranzi, nonostante i Pubblici Ufficiali presentassero richiesta di rimborso", spiegano dalla Questura di Palermo.
Le investigazioni condotte si sono avvalse di numerosi supporti tecnici, anche di natura ambientale, per ricostruire l'esatta dinamica degli scambi delle bustarelle e sono state supportate da videoriprese, acquisizione ed esame di documentazione amministrativa, escussioni di persone informate sui fatti e servizi dinamici sul territorio.
"In alcune circostanze sono state documentate le dazioni di denaro, di bustarelle tra gli imprenditori corrotti e alcuni funzionari del Provveditorato opere pubbliche di Palermo, arrestati all'alba di oggi, mentre in altre circostanze abbiamo raccolto le intercettazioni ambientali - spiega il capo della squadra mobile Rodolfo Ruperti -. Tutti piegavano l'interesse pubblico di queste opere al loro arricchimento".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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