Chiamate e messaggi per un totale di oltre 400 contati in due mesi. Tanti sono i fili che collegano Innocent Oseghale, Desmond Lucky e Awelima Lucky, i tre nigeriani in carcere per la morte di Pamela Mastropietro a Macerata.
Come racconta il Corriere, soltanto il 30 gennaio - giorno del ritrovamento del corpo - tra Innocent e Desmond ci sono state ben diciassette chiamate. "Abbiamo parlato solo di scommesse, io non ci sono mai entrato nell'appartamento di via Spalato. Non ho ucciso Pamela, non l'ho neanche mai conosciuta", avrebbe detto agli inquirenti il secondo fermato. Eppure proprio lui avrebbe portato a casa di Oseghale una delle due valigie in cui è stato nascosto il cadavere fatto a pezzi di Pamela. Il gip, oltre a spiegare che sia Desmond sia Lucky devono rimanere in carcere per il pericolo di fuga e per la gravità di quello di cui sono accusati, avrebbe anche sottolineato come ai fini della decisione siano state prese in considerazione le ragioni di ordine pubblico collegate alla vicenda. È rimasto invece zitto davanti al gip Awelima, che si è avvalso della facoltà di non rispondere.
I tre sono accusati di omicidio volontario in concorso, vilipendio e occultamento di cadavere, mentre un quarto nigeriano è indagato a piede libero perché avrebbe avuto solo un ruolo marginale
nel delitto. Mentre è stata esclusa la pista rituale - a differenza delle indiscrezioni, i pm assicurano che "nessun organo è sparito" - si indaga sugli smartphone dei nigeriani, alla ricerca di eventuali tracce cancellate.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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