James Martin, il caso del gesuita pro Lgbt

James Martin è un consulente del Vaticano in materia di comunicazione. Dopo le sue svolte pro Lgbt, la base cattolica protesta: conferenze annullate

James Martin, il caso del gesuita pro Lgbt

James Martin continua a far parlare di sè. Il Padre è consulente della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede e le sue posizioni, genericamente definite come "pro Lgbt", fanno sì che in alcuni ambienti si inizi a parlare di "omoeresia" e di "gesuiti Usa allo sbando".

La visione di James Martin sulla tematica è apertamente progressista, tanto che il maggio scorso si era spinto a dichiarare che: "Alcuni santi erano probabilmente gay. Una certa parte dell'umanità è gay. Anche una certa parte dei santi poteva esserlo. Potresti essere sorpreso quando in Paradiso verrai salutato da uomini e donne Lgbt". Aperture che non sono sfuggite ai custodi della rigidità dottrinale. Il Cardinal Sarah corresse Martin sull'approccio all'accoglienza degli Lgbt, scrivendo un articolo, qui tradotto, sul Wall Street Journal: "Esistono infine i rapporti tra persone dello stesso sesso, che sono gravemente peccaminosi e pregiudizievoli per il benessere di chi li pratica -sottolinea Sarah- che aggiunge: "Le persone che si identificano come membri della comunità Lgbt devono essere chiamate a questa verità con carità, soprattutto da parte del clero che parla a nome della Chiesa su questo argomento complesso e difficile". La scelta di Sarah di rispondere a Martin mediante un mezzo di pubblica diffusione suonò come un vero e proprio rimprovero dottrinale. Un "rimbrotto" di un certo peso, se si tiene in considerazione che James Martin, gesuita, è direttore della rivista "America", megafono progressista della pastorale cattolica statunitense e, soprattutto, che è stato nominato in un ruolo vaticano nello scorso aprile.

Sarah, nel controbattere alle opinioni contenute nel libro di Martin ("Building a Bridge. How the Catholic Church and the LGBT community can enter into a relationship of respect, compassion and sensitivity" -"Costruire un ponte. Come la Chiesa cattolica e la comunità LGBT possono entrare in una relazione di rispetto, compassione e sensibilità"), ha solleticato gli animi di chi, nel cattolicesimo, non ritiene condivisibili questo genere di aperture ed è finito, probabilmente suo malgrado, col rappresentare idealmente un contraltare alle svolte aperturiste. Ma se la dialettica Sarah/Martin si era limitata a svolgersi sui giornali, è una parte di attivismo cattolico che, adesso, sta animando il dibattito su Padre James Martin. Alcune conferenze che avrebbero dovuto vedere il gesuita come protagonista, infatti, sono state annullate per via di proteste della base cattolica. Le reazioni alle posizioni propagandate dal consulente del Vaticano, insomma, non sono tardate, tanto che questi incontri previsti negli Stati Uniti ed in Gran Bretagna e poi annullati, hanno spinto la Compagnia di Gesù americana ad esprimere la propria vicinanza e solidarietà: "Tutti i libri di padre Martin sono scritti con il pieno consenso dei suoi superiori religiosi e in conformità con le linee guida di pubblicazione della Chiesa cattolica". Martin, d'altro canto, pare abbia persino augurato un "felice gay pride" alla comunità Lgbt americana.

Un augurio considerato non pacifico, dato che spesso, all'interno di manifestazioni di questo tipo, si fa un uso blasfemo della simbologia cattolica. Conferenze annullate, quindi, per il gesuita americano, che tuttavia pare intenzionato a restare fermo sulla sua visione e, anzi, a rilanciare.

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