Nella giornata di mercoledì presso il porto di Valona la polizia albanese ha arrestato un 32enne cittadino kosovaro, tale F.D., con falso passaporto macedone e in procinto di imbarcarsi su un traghetto diretto a Brindisi.
Il soggetto in questione è risultato essere un foreign fighter fuggito dai teatri di guerra siriano-iracheni e secondo le ricostruzioni degli investigatori pare che volesse raggiungere i cugini in Germania, dopo una breve tappa a Milano.
Fonti albanesi rendevano inoltre noto che l’itinerario italiano del kosovaro doveva partire della stazione dei treni di Brindisi (aveva utilizzato Google per trovare la direzione) per poi salire su un treno diretto a Milano e da lì proseguire poi per la Germania. Sul suo telefonino sono stati ritrovati alcuni numeri tedeschi e un altro numero col prefisso di Milano.
Un fatto che fa riemergere per l’ennesima volta il problema della rotta balcanica e quello dei jihadisti di ritorno dalle zone di guerra, in particolare in questa fase di assedio all’ultima roccaforte siriana dei tagliagole.
Nel giugno del 2018 un report dell’Europol rilanciava il rischio legato al rientro nei Balcani di jihadisti dalle zone di guerra siriane ed irachene; due mesi dopo, in agosto, la polizia macedone arrestava sette jihadisti di età compresa tra i 23 e i 47 anni, tutti accusati di aver combattuto nelle file dei jihadisti in Siria e Iraq. Gli arresti fanno parte della più vasta “Operazione Cellula”, lanciata dalle autorità di Skopje tra il 2015 e il 2016, che aveva portato all’arresto di altri jihadisti dell’Isis attualmente in stato di detenzione.
Il 23 settembre 2018 a Sarajevo due presunti profughi, un siriano di 34 anni e un algerino di 23, venivano arrestati dalla polizia dopo aver cercato di evitare un controllo; in seguito venivano perquisite le loro abitazioni dove venivano rinvenuti un fucile, quattro pistole, un silenziatore e un centinaio di munizioni di diverso calibro.
La rotta balcanica, assieme a quella mediterranea, sono due delle vie attraverso le quali i jihadisti possono tentare di infiltrarsi in Europa con un duplice obiettivo: trovare rifugio ed eventualmente colpire. Se a ciò va aggiunto l’allarme lanciato due giorni fa da alcuni esperti Onu secondo cui i jihadisti avrebbero da parte circa 300 milioni di dollari da utilizzare per finanziare possibili attacchi (anche in Europa) allora la faccenda diventa ancor più seria. Non bisogna infatti commettere l’errore di credere che con l’ultimo assedio alla roccaforte siriana dell’Isis i jihadisti siano sconfitti.
Il jihadismo nel tempo ha dimostrato di sapersi adattare a nuovi contesti e di poter
mutare in base alle difficoltà per reindirizzare i propri sforzi verso nuovi obiettivi in base a potenzialità ed esigenze e l’Europa ma più in generale l’Occidente, oltre che la Russia, restano target primari dei tagliagole.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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