"Adesso qualsiasi cosa che non sia il silenzio è inaccettabile. Lo devo ai famigliari di Alessandra Lighezzolo e lo devo a me stesso. Anche svegliarmi, dopo la tragedia, mi risulta eccessivo e volgare. È il momento del coraggio, sapevo che prima o poi nella vita sarebbe capitato anche a me: il problema è che non so se ce l' ho, il coraggio". Si confessa così, dopo il grave indicente, l'attore Marco Paolini a Repubblica.
L'incidente
Lo scorso 17 luglio, l'attore rientrava da uno spettacolo al volante della sua Volvo. All'improvviso, l'ennesima crisi di tosse, gli occhi che si chiudono e lo schianto contro la vettura che lo precedeva. Alessandra Lighezzolo, 52enne commerciante vicentina, è deceduta pochi giorni dopo in ospedale. "Sono indagato - ha spiegato Paolini -, omicidio stradale: per me è un obbligo tacere, limitarmi a rispettare e a condividere il dolore altrui. Non voglio recitare la parte dell' affranto, se lo facessi ucciderei anche la mia dignità. Il silenzio è obbligatorio per capire se sono capace di andare avanti".
"Ho questa tosse maledetta da mesi, non passa, mi tormenta. Tossisco e adesso penso che ogni colpo sia come una fucilata", ha continuato l'attore.
L'attore ha sospeso tutte le sue attività artistiche, tranne una. Ora si trova sul Monte Tomba, nei pressi di Caporetto, dove con il collega Simone Cristicchi ha appena finito di provare Senza né vincitori né vinti. "Sono qui nel mio momento più difficile solo per onorare personalmente milioni di ragazzi europei mandati al macello un secolo fa.
Non dirò nulla di me, di quanto mi è successo. Spero che tutti comprendano il prezzo che pago per rispettare l'impegno preso con tutte le persone coinvolte in questo momento di pubblico raccoglimento civile".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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