L'allarme dell'antimafia ​"In cella minori jihadisti"

Prevenire la radicalizzazione dei giovani musulmani "è la questione fondamentale". Lo sottolinea - in un’intervista a Repubblica in apertura di prima pagina - il procuratore antimafia e antiterrorismo Franco Roberti, citando "un dato allarmante": "metà dei reclusi nei penitenziari minorili italiani sono musulmani

L'allarme dell'antimafia ​"In cella minori jihadisti"

Prevenire la radicalizzazione dei giovani musulmani "è la questione fondamentale". Lo sottolinea - in un’intervista a Repubblica in apertura di prima pagina - il procuratore antimafia e antiterrorismo Franco Roberti, citando "un dato allarmante": "metà dei reclusi nei penitenziari minorili italiani sono musulmani. In cella ci sono circa cinquecento ragazzi, abituati a stare su Internet come tutti i loro coetanei. E per questo possono facilmente entrare in contatto con i siti che predicano la Jihad: sono a rischio altissimo di radicalizzazione".

In Italia le seconde generazioni sono ancora adolescenti ma, dice, "se non interveniamo subito, tra cinque-dieci anni ci troveremo nella stessa situazione di Bruxelles o delle banlieue parigine". Roberti ritiene l’intreccio mafie-terrorismo un pericolo ulteriore: "fanno lo stesso gioco", spiega, "ci sono tanti elementi del passato e del presente che ci indicano come mafia e terrorismo siano in affari", in particolare sul traffico di droga: l’Is "è una realtà mafiosa che sfrutta il controllo del territorio per attività di imprenditoria criminale come il traffico di droga, il contrabbando di petrolio e di reperti archeologici, i sequestri di persona". Secondo il capo della Dna, "bisogna rispondere garantendo diritti: abolire il reato di immigrazione clandestina, ridurre le attese per le domande d’asilo, combattere lo sfruttamento dei lavoratori extracomunitari".

E poi pone il tema della legalizzazione delle droghe leggere: nonostante le molte risorse investigative impiegate, "il consumo continua ad aumentare. Perchè invece non concentriamo le forze migliori per il contrasto agli stupefacenti pesanti e soprattutto per aggredire chi li finanzia".

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