L'arcivescovo di Ferrara chiede di ospitare 35 richiedenti asilo

Monsignor Perego invita all'ospitalità dei migranti nella frazione di Ravalle, a Ferrara, dove potrebbero essere destinati 35 richiedenti asilo. Ma in quella zona vivono solo 360 persone

L'arcivescovo di Ferrara chiede di ospitare 35 richiedenti asilo

Monsignor Gian Carlo Perego, il consacrato che ora svolge l'incarico ricoperto prima da mons. Luigi Negri, continua a scuotere le coscienze. Il focus è sempre quello: l'accoglienza dei migranti. Un punto fermo della pastorale del vescovo dell'arcidiocesi di Ferrara-Comacchio, che è stato ribadito mediante una lettera destinata ai fedeli, ai presbiteri e ai cittadini di Ravalle. Ma non è un appello generico.

Sono almeno due, infatti, gli eventi che hanno fatto sì che l'alto ecclesiastico italiano optasse per la missiva: il fatto che a Vigarano, ossia nella provincia ferrarese, sia nata una nuova "unità pastorale" e la "possibilità che un gruppo di circa 35 richiedenti asilo sia ospitato in una villa padronale di Ravalle". Il secondo elemento è discusso: le cronache di quella zona d'Italia sono occupate anche dal dibattito attorno a quella ipotesi. Se non altro perché a Ravalle abitano solo 360 abitanti. Stando a quanto riportato dalle cronache locali come L'Estense, è possibile annoverare un forte malessere manifestato da alcuni cittadini e da alcune forze politiche, tra cui la Lega. Non siamo comunque ai livelli di Arcinazzo, dove vennero ospitati più di 120 migranti, nonostante i residenti fossero appena 200.

La politica, sulla gestione dei fenomeni migratori, presenta idee molto differenti tra loro. Ferrara e limitrofi non fanno eccezione. E mons. Perego lo sottolinea, premiando però coloro che, in relazione a questo specifico episodio, hanno aperto all'ospitalità della trentina di migranti. C'è spazio pure per un attacco ai Decreti Sicurezza, che sono stati voluti dall'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini ai tempi del governo giallorosso: "Comprendo bene le vostre preoccupazioni, soprattutto oggi che l’accoglienza - con i cambiamenti introdotti dai Decreti Sicurezza - non favorisce la distribuzione delle persone richiedenti asilo in maniera diffusa in tutti i paesi, ha scritto l'arcivescovo. Ma l'eventualità di una chiusura non è prevista dai precetti del Vangelo: buona parte della Chiesa cattolica dà ormai per assodato che le barriere siano del tutto contrarie agli insegnamenti delle Scritture. Per quanto molti altri, anche esponenti di spicco, predichino in modo diverso. Ma per il consacrato "questi 35 giovani, la cui età media è di 20 anni, possano diventare la più grande opportunità che in questi ultimi 20 anni".

L'immigrazione e le sue conseguenze vanno dunque interpretate alla luce di un presupposto preciso: le preoccupazioni possono essere declinate in condizioni favorevoli allo sviluppo positivo di una società aperta: "Al termine del loro iter

giuridico, se avranno diritto di restare in Italia, avrete dei nuovi cittadini di domani e se ritorneranno in patria lascerete loro il ricordo di un paese civile, che li ha trattati come persone, come figli", ha chiosato.

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