L'armata degli artisti sinistri

L'armata degli artisti sinistri

«Resta un dato di fatto: la scelta a sinistra di molti artisti italiani è legata a un momento storico di impazzimento generale, gli anni '70, in cui la pressione della piazza era fortissima, e l'ignoranza politica al massimo livello. Gli estremisti pretendevano di entrare ai concerti senza pagare, i giornali borghesi badavano a non contraddirli, la polizia non li fermava, anzi... Gli artisti si sono adeguati, hanno cavalcato l'onda. Tutto il mondo dell'arte e della creatività è stato cooptato; e a chi ne faceva parte è andata bene così, anche se le idee e il ragionamento li conducevano altrove. Da qui le rendite di posizione, gli appoggi che durano ancora adesso, i condizionamenti: quante volte mi sono sentito dire che quel cantante andava preso perché è dei nostri?». Sono considerazioni lucidissime di David Zard, il più bravo e intelligente manager musicale italiano. Pronto a dire la verità anche a suo svantaggio, come in questa analisi della corruzione della cultura italiana. Una dittatura di luoghi comuni e pensiero unico.

Non diversamente da quello che del regime diceva Giacomo Noventa, per non accedere al conformismo della sinistra intelligente che stigmatizza il non allineato con l'accusa di ignoranza: «Il fascismo non fu un errore contro la cultura italiana, ma della cultura italiana». Nel nostro tempo si aggiungono l'opportunismo e la malafede. Il rischio del dissidente è diminuito: non è la galera, ma non lavorare. Una diversa persecuzione. E li vedi, gli «intellettuali»!

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