L'Accordo Provvisorio tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese va verso un'ulteriore proroga? È ciò che sembra trasparire dalle dichiarazioni di questi giorni che arrivano sia da Santa Marta che da Pechino. Il primo a parlarne è stato proprio Papa Francesco nel corso di un'ampia intervista alla Reuters. Interrogato da Philip Pullella sull'Accordo, il Santo Padre ha detto che "va lento, come dico io: 'alla cinese'" rilevando però che "va bene e mi auguro che a ottobre si possa rinnovare". Il bicchiere mezzo pieno, a suo dire, starebbe nel fatto che almeno i vescovi "sono stati nominati" ammettendo però che "anche loro hanno dei problemi perché non è la stessa situazione in ogni regione del Paese".
A ventiquattr'ore dalla diffusione mondiale di queste parole del Papa, è arrivata la sponda dalla controparte con il portavoce del Ministero degli affari esteri della Repubblica popolare cinese, Zhao Lijian, per il quale in questi anni "l'accordo è stato attuato con successo e con gli sforzi congiunti di entrambe le parti". Il diplomatico cinese ha anche detto che le due parti "continueranno a portare avanti i lavori pertinenti in conformità con l'agenda concordata". Un'apertura, dunque, all'eventualità tirata in ballo da Francesco con la Reuters.
Nell'intervista, inoltre, il Pontefice ha tessuto le lodi del suo Segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin che ha associato il suo nome alla firma dell'Accordo avvenuta il 22 settembre 2018 con una successiva proroga biennale siglata il 22 ottobre 2020. Parolin è stato definito dal Papa "il migliore diplomatico nella Santa Sede" in quanto "uomo di dialogo con le autorità cinesi". E' l'ennesimo elogio in poco tempo che Bergoglio riserva al porporato veneto: a maggio lo aveva definito con il Corsera "un grande diplomatico, nella tradizione di Agostino Casaroli" confessando di affidarsi molto a lui.
Negli ultimi tempi, lo stesso Segretario di Stato - seppur nel linguaggio felpato tipico di un diplomatico - si è mostrato non pienamente entusiasta dei risultati dell'Accordo Provvisorio e lo scorso aprile, in un'intervista al vaticanista Andrea Gagliarducci di Aci Stampa, ha menzionato la "necessità di fare precisazioni o rivedere alcuni punti" di cui comunque non si conoscono i contenuti. A maggio, invece, l'arresto del cardinale ultranovantenne Joseph Zen ad Hong Kong con l'accusa di collusione con forze straniere ha messo in difficoltà la diplomazia vaticana alle prese da ormai quasi quattro anni con le critiche interne ed esterne di chi imputa all'Accordo un'eccessiva cedevolezza verso Pechino.
Ed anche la nomina dei vescovi, sottolineata con favore da Francesco, non è rimasta senza criticità: secondo quanto riporta il sempre informato AsiaNews, lo scorso 29 giugno la cattedrale della diocesi di Leshan sarebbe stata utilizzata per celebrare l'anniversario della fondazione del Partito comunista cinese alla presenza del vescovo, quel monsignor Paolo Lei Shiyin che compariva nella lista dei vescovi ordinati senza mandato pontificio e riammessi nella piena comunione ecclesiale dal Papa in occasione della firma dell'Accordo Provvisorio.
In ogni caso, dietro alla prospettiva di un rinnovo, accanto agli aspetti geospirituali, potrebbero incidere anche motivazioni geopolitiche legate al momento attuale: considerato il deterioramento dei rapporti ecumenici con il Patriarcato di Mosca, non compromettere definitivamente le relazioni con Pechino potrebbe essere ritenuto uno dei pochi modi per mantenere condizioni favorevoli alla continuazione di un dialogo con la Russia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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