L’attentatore di Nizza venne in Italia. Nell’estate del 2015, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, Mohamed Lahouaiej avrebbe superato il confine e sarebbe passato a Ventimiglia probabilmente per cercare contatti e appoggi. Chi ha incontrato? Che cosa ha fatto? Qual era la sua destinazione? E soprattutto, ha contatti ancora attivi in Italia? Sono gli interrogativi principali di queste ore. Gli investigatori temono che l’attacco di Nizza possa essere soltanto il primo di una lunga serie e perciò stanno indagando sui possibili legami dell’attentatore (mai schedato come estremista) con altri stranieri decisi a celebrare la jihad.
L’allerta maggiore è per gli aeroporti, le stazioni ferroviarie ma anche le navi da crociera. Il timore è che possa scattare l’emulazione con un aspirante martire jihadista che possa agire dovunque e con qualsiasi mezzo. Fondamentalisti appartenenti a gruppi organizzati o “lupi” solitari’, disposti a morire pur di soddisfare i desideri dell’Isis. È l’incubo del ministro Angelino Alfano e del sottosegretario Marco Minniti, riuniti ieri a Palazzo Chigi per mettere a punto un piano di intervento che possa bloccare un attacco improvviso.
Il livello di pericolo è alto come dimostra il fatto che due giorni fa, a seguito della strage di Daqqa dove sono morti 9 italiani, il comitato nazionale convocato al Viminale aveva già deciso di
“rafforzare ulteriormente i dispositivi di sicurezza sull’intero territorio nazionale, soprattutto nei confronti degli obiettivi sensibili” e lo aveva fatto “sulla base di una approfondita analisi della situazione interna”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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