Con l'emergenza Covid le negano la mammografia: donna umbra chiama i carabinieri

La prenotazione di due anni e mezzo prima per una mammografia annullata due settimane prima dall'ospedale: donna si rivolge ai carabinieri

Con l'emergenza Covid le negano la mammografia: donna umbra chiama i carabinieri

Il problema del Paese a livello sanitario non è solo il coronavirus. A causa dell'epidemia e della saturazione dei pronto soccorsi, molti ospedali stanno sospendendo momentaneamente tutte le altre prestazioni per dare la priorità ai contagiati che fanno il loro ingresso nei reparti. Molti dei nuovi ricoverati per Covid, così come spiegato anche dai virologi, potrebbero essere validamente seguiti anche al domicilio ma vengono ricoverati a causa delle maglie troppo larghe della medicina territoriale. La presenza dei pazienti Covid in larga misura negli ospedali non crea solo un problema di utilizzo delle risorse ma aumenta esponenzialmente il rischio di contagio e di accensione di nuovi focolai. Ma l'epidemia non può cancellare le altre malattie ma oggi i pazienti no-Covid si trovano in qualche modo discriminati dalla sanità, senza possibilità di accedere alle cure. È, per esempio, quanto accaduto a Federica, umbra, che nel 2018 aveva prenotato una mammografia che ha rischiato di essere annullata.

Federica è solo una piccola parte dell'esercito dei pazienti della sanità pubblica, che dopo aver aspettato l'esaurimento delle infinite liste d'attesa, era pronta a effettuare il tanto agognato screening al seno. Con la prenotazione effettuata nel 2018, la prestazione le era stata fissata per la fine di settembre del 2020. Certo, nel 2018 non era ancora nemmeno ipotizzabile la pandemia, ma lo screening di Federica era stato confermato ed era un suo diritto usufruirne. Peccato che, a due settimane dalla prestazione, la donna abbia ricevuto la telefonata da parte dell'ospedale, che le comunicava l'annullamento della prestazione, a due anni e mezzo dalla prenotazione e 14 giorni prima dello svolgimento. "Ho chiesto almeno una nuova data ma mi hanno risposto che non erano in grado di dirmelo e che mi avrebbero fatto sapere. Ho già avuto esperienze simili con quest' ospedale, non mi hanno mai richiamata", ha denunciato Federica a La Stampa. A quel punto, però, a Federica viene un dubbio e decide di telefonare allo stesso ospedale chiedendo di effettuare la prestazione in regime di intramoenia: "Mi danno un appuntamento dopo 6 giorni pagando 212 euro. Stesso macchinario e stesso medico perché il reparto era identico".

A quel punto, Federica chiama i carabinieri che le consigliano di rivolgersi al tribunale dei diritti del malato, ha promesso di non arretrare di un solo passo perché sua madre è morta di tumore al seno e i medici le hanno suggerito di sottoporsi a un esame annuale per tenere la sua situazione sotto controllo. Un funzionario dell'azienda sanitaria la chiama per cercare di spiegare che i ritardi sono dovuti all'emergenza Covid, ma la donna non cede: "Ho promesso che sarei andata avanti fino alla Procura della Repubblica". Viene chiamata anche dal direttore dell'ospedale, che racconta di un possibile equivoco e che i suoi controlli dovrebbero essere effettuati ogni due anni ma Federica, forte della sua prenotazione si presenta comunque in ospedale nel giorno fissato per la visita.

La mammografia le viene effettuata ma non possono darle nuove date per il prossimo screening. E tutti gli altri pazienti che non hanno fatto ricorso ai carabinieri e al tribunale dei diritti del malato? Per loro gli screening restano sospesi.

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