La lettera dell'infermiera al neonato abbandonato: "Non ti dimenticherò"

L'infermiera che ha soccorso il piccolo, gli ha scritto una lettera dove racconta la mattina in cui l'hanno trovata: "Mi piacerebbe che un giorno i tuoi nuovi genitori te la facciano leggere"

La lettera dell'infermiera al neonato abbandonato: "Non ti dimenticherò"

È stata lei, lo scorso mercoledì, ad arrivare per prima al cimitero di Rosolina, in provincia di Rovigo, per soccorrere il neonato nato un'ora prima e subito abbandonato in un borsone affianco ai cassonetti. Giorgia Cavallaro, infermiera, faceva parte del team di soccorso, insieme alla dottoressa Anna Tarabini e all'autista dell'ambulanza, Marco Marangon. Il piccolo, che è stato chiamato Giorgio, proprio dal nome dell'infermiera che lo ha soccorso, sta bene ed è ricoverato all'ospedale di Rovigo.

Intanto, i carabinieri stanno portando avanti le indagini, per cercare di risalire alla madre, che lo avrebbe abbandonato poco tempo dopo averlo messo al mondo, dato che il neonato era ancora coperto di placenta e aveva il cordone ombelicale attaccato.

L'infermiera ha scritto al neonato una lettera: "Caro Giorgio, l'altra notte non ho chiuso occhio pensando a te", inizia così lo scritto che la donna vorrebbe, un giorno, far leggere a quel neonato che è entrato nella sua vita in modo inaspettato e "già so che non ne uscirai mai più". Vorrebbe un giorno raccontare a quel bambino il "tuo primo giorno, che poi è anche la storia del nome che porti. Il mio nome". Giorgia lo immagina più grande, circondato dall'amore di una nuova mamma e di un nuovo papà, che gli daranno tutto l'affetto che merita "e che qualcuno aveva deciso che non dovevi avere".

Quando Giorgia ha soccorso il neonato "sembrava una mattina come tutte le altre, scandita da piccole e grandi emergenze. Poi è arrivata quella telefonata: 'C’è un bambino abbandonato davanti al cimitero di Rosolina, non si muove, è morto'. Sull’ambulanza siamo salite io e la dottoressa Anna Tarabini, mentre alla guida c’era Marco Marangon, che è partito a razzo. Dopo pochissimo è arrivata una seconda chiamata: 'Il neonato piange'. È lì che abbiamo saputo che eri vivo".

Non solo, perché quando la dottoressa lo ha visitato ha visto che il piccolo stava anche bene: "È lì che ho capito quanta forza possa starci in un corpicino così piccolo". Giorgio era infreddolito e immediatamente il team di soccorso ha iniziato il procedimento di riscaldamento, poi via verso l'ospedale: "Il suono delle sirene ti ha dato uno scrollone, ti sei messo a piangere. È lì che hai aperto gli occhi, mi hai guardata, ti ho fatto una carezza e immediatamente hai cercato di succhiare il dito. Avevi tanta fame. In dodici anni di servizio, non avevo mai provato delle emozioni così intense".

Ma quell'infermiera che ha dato il nome al piccolo non riesce a trovare il motivo, nemmeno uno, per cui qualcuno possa abbandonare un bambino così, in quel modo, ma "in fondo l’unica cosa che conta è che presto avrai una mamma e un papà che ti vorranno bene". A Giorgia sarebbe piaciuto diventare la mamma del piccolo, ma sa benissimo che ci sono persone in attesa da più tempo di lei che aspettano di poter adottare un bimbo: "E allora, posso solo sperare di incontrarti di nuovo, in futuro. Sarebbe bello vedere come sei diventato. Ti auguro di essere felice.

Di crescere sano, di conservare la forza che hai dimostrato di fronte a quel cimitero, ma soprattutto, ti auguro di diventare un uomo con dei valori positivi, uno disposto a qualunque sacrificio per proteggere il proprio bambino. Ciao Giorgio".

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