"Perdere un figlio è il dolore più lancinante che può esistere, una ferita aperta che non si rimarginerà mai. Perdi la voglia anche di nutrirti, ti reggi in piedi con molta fatica chiedendoti ogni giorni perché ti stia capitando tutto ciò e perché proprio a te". A scrivere è Veronica Panarello, dal carcere in cui è detenuta per la morte del piccolo Loris, in una lettera indirizzata ad un'inviata di Mattino Cinque, Agnese Virgillito.
"In questi lunghi mesi ho seguito i suoi servizi e il lavoro svolto da lei. Devo ammettere che ho pensato un po’ se scriverle questa lettera o no. Ci sono cose che non si possono descrivere a parole perché ogni definizione ti sembra il nulla. Solo chi ha vissuto o vive la perdita di un figlio può capire. Molto spesso ciò che dico viene interpretato in modo diverso o a piacimento dell’uso che ne vogliono fare".
Veronica si dice distrutta: "I ricordi mi rincorrono la mente, rivivendo quella felicità che non riavrò più facendomi ancora più male. L’esserne accusata amplifica il tutto. Ci sono giorni che mi chiedo perché non sia stato fatto a me tutto quel male. Avrei preso il suo posto senza esitare un istante. La vita del proprio figlio vale più della propria. L’essere sola a cercare la verità mi spinge sempre di più a non fermarmi sapendo che troverò le risposte che cerco e che non giustificheranno mai ciò che è stato fatto. Non potrà mai essere pronunciata dalla mia bocca la parola perdono e non potrò mai provare pietà per chi ha distrutto la vita a Lorys, un bambino di soli 8 anni".
La donna è convinta che il suo legale, l'avvocato Villardita riuscirà a dimostrare la sua innocenza, "e chi mi ha voltato le spalle nel momento in cui avevo più bisogno si renderà conto di aver sbagliato, ma sarà tardi.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.