L'Eurolotteria dei candidati grillini

L'Eurolotteria dei candidati grillini

La democrazia diretta è meglio della Lotteria Italia. D'altronde Grillo aveva vagheggiato un futuro in cui i politici sarebbero stati estratti a sorte. Ci siamo quasi. Chi trova un amico trova un tesoro, recita l'antico adagio. Se poi di amici se ne hanno una ventina allora si rischia di trovare qualcosa di meglio di un tesoro: uno stipendio. E anche un vitalizio. Spieghiamoci: il 31 marzo sono stati pubblicati sul Blog delle stelle (la Pravda dei pentastellati) i risultati del primo livello delle Parlamentarie europee del Movimento.

Duecento candidati, dei quali ne rimarranno sessanta ufficialmente in lizza per l'Europarlamento. Bene, quanti voti servono per provare a volare fino a Bruxelles? Pochi, pochissimi. Una manciata. Numeri da consiglio condominiale, una soglia alla quale chiunque non sia così antipatico da avere una trentina di conoscenti - o di parenti - può tranquillamente ambire. Facciamo un esempio: alle scorse elezioni politiche in Friuli-Venezia Giulia il M5s ha raccolto 169.299 voti. Il 24,56 per cento delle schede di una regione con un corpo elettorale che supera i 900mila cittadini. Secondo partito dietro la Lega di Matteo Salvini. Bene, per entrare nel panel dei possibili candidati alle europee per i pentastellati in Friuli è necessario aver raccolto più di 21 (ventuno) voti. Lo 0,012 per cento di chi ha votato alle scorse politiche per il Movimento. Basta conoscere una quarantina di persone per rischiare di portare a casa uno stipendio netto che supera i 16mila euro al mese.

Ma il Friuli non è una eccezione, bensì la regola. In Umbria basta racimolare più di 31 voti, in Liguria 43, in Molise 24, nella popolosa Lombardia 125, in Sardegna 75, in Toscana 93, in Puglia 152, nelle Marche 79. Numeri coi quali, in un liceo di medie dimensioni, si viene eletti rappresentante degli studenti. Vola la Campagna dove, per entrare nel listino dei papabili, bisogna raccogliere addirittura 343 preferenze. Sempre meno degli stessi candidati regionali alle Parlamentarie: 354. Ma il meglio lo dà il Lazio: per passare la prima selezione bastano 227 voti. I candidati sono addirittura 514, di questi 38 portano a casa una X sul loro nome, 44 raccolgono 0 preferenze. Non li hanno votati neppure le mogli. D'altronde candidarsi alle primarie dei Cinque Stelle è come staccare un biglietto della lotteria, perché non provare? Lo stato dell'arte della democrazia diretta al momento è questo: una competizione di pochissimi per mettere le mani sul bottino certo di un posto pubblico. È la filosofia del reddito di cittadinanza, d'altronde. Senza calcolare che tutte le votazioni avvengono sulla piattaforma della Casaleggio associati che computa, vidima e autocertifica la correttezza di tutte le operazioni. Se la cantano e se la suonano da soli. E meno male che i Cinque Stelle erano quelli che alle scorse politiche pretendevano legioni di osservatori Onu nei seggi italiani, manco fossimo una repubblica sudamericana.

Signori,

ecco la democrazia diretta, imbellettata col trucco della partecipazione popolare e travestita da rivoluzione culturale. Invece è solo una corsa all'oro 2.0, una roulette per portare a casa il reddito di eurocittadinanza.

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