Il richiedente asilo che commette un reato può perdere i benefici connessi al proprio status previsti dalle norme vigenti: a stabilirlo è una sentenza del Tar della Liguria che potrebbe essere rivoluzionaria.
I giudici amministrativi hanno infatti rigettato il ricorso di un richiedente asilo nigeriano fermato a dicembre mentre era in possesso di droga e che aveva fatto ricorso contro la revoca delle misure di accoglienza stabilita dalla prefettura di La Spezia. Come ricostruisce il Secolo XIX, il giovane africano ha contestato il provvedimento del prefetto spezzino con due argomentazioni principali: una di carattere formale - e cioè che la misura di revoca non era stata preventivamente comunicata - e una di carattere sostanziale, contestando che "non sarebbe stato trovato in possesso di alcuna sostanza stupefacente, e comunque, il fatto di possedere droga non sarebbe contemplato fra le ipotesi di revoca delle misure di accoglienza".
Contestazioni rigettate dal Tar. E con motivazioni destinate a fare notizia: secondo i magistrati liguri, infatti, "il reato costituisce una grave violazione delle regole della stuttura" in cui il nigeriano è ospitato. Chiarendo così che il reato non si concilia con lo status di richiedente asilo.
La decisione del Tribunale arriva appena pochi giorni dopo la polemica sulle frasi di Debora Serracchiani, che aveva definitivo "più inaccettabile" il reato commesso da un richiedente protezione internazionale,
perché alla violazione della legge si sommerebbe quella del patto di accoglienza. Parole contestate da larga parte della sinistra (e non solo), ma che ora paiono trovare conferma nel pronunciamento dei magistrati liguri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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