L'impossibile sentenza contro la 99enne nazista

La condanna a tempo scaduto per la novantanovenne nazista

L'impossibile sentenza contro la 99enne nazista
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Anche se oggi ha 99 anni, a giudicarla (e a condannarla) è stato un tribunale dei minori, perché il reato lo ha compiuto una 17enne. Segretaria, l'imputazione, del lager nazista di Stutthof sulla terra di quella che una volta fu la Città libera di Danzica e oggi è Polonia. L'accusa è talmente atroce, complicità nell'esecuzione di 10.505 omicidi, da far apparire risibile la sentenza che l'ha condannata a due anni. E pure «con la condizionale». L'impossibile conciliazione, sulla bilancia della legge degli uomini, tra un delitto infinitamente grande e un castigo che mai come questa volta risulta risibilmente piccolo. Impossibile quindi, nella necessità morale di accettare una sentenza, ma nella condizione più che umana di volerla commentare, non riaprire l'eterno dibattito su quanto meriti condanna e che tipo di pena debba scontare chi ha impartito degli ordini e che sorte debba toccare a chi li ha eseguiti. Come Irmgard F. a cui la legge tedesca garantisce quell'anonimato (violato dai giornalisti) e che probabilmente per questioni anagrafiche passerà alla storia come l'ultima criminale nazista condannata da un tribunale. Ormai 80 anni dopo. Quella dattilografa dalle cui dita passavano le missive di Paul Werner Hoppe, il comandante di Stutthof e che ora tornerà in sedia a rotelle nella casa di riposo dove concluderà la sua esistenza gravata da due anni di pena. Una condanna che, se un simbolo doveva essere, avrebbe avuto più senso fissare a 10.505 anni. Almeno uno per ogni omicidio di cui è stata ritenuta complice. O meglio a 105.050 anni, dieci per ogni vittima di quell'orrore.

Un modo, forse, per dare un senso più compiuto alla vita di chi in quel lager la perse e dimenticare una giustizia che talvolta sembra perdere la bussola dell'umanità. Indifferentemente per quella dei carnefici e per quella dei martiri.

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