L'elenco delle armi che l'Italia invierà a Kiev era secretato e tale rimarrà. Lo ha detto chiaramente il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, rispondendo ai membri delle commissioni Difesa di Camera e Senato dopo l'audizione in cui si è fatto il punto della situazione in Ucraina. I motivi sono fondamentalmente tre: il primo è quello di non far percepire alla parte russa in termini provocatori questa attività, avendo cura di non enfatizzarne la comunicazione"; in secondo luogo "per non rendere note le eventuali vulnerabilità e criticità delle forze armate ucraine" e "perché in certi casi i Paesi produttori di armi hanno chiesto di mantenere la riservatezza".
Le armi all'Ucraina
Il ministro ha tenuto a precisare che mantenere il massimo riserbo e non rivelare quantità e tipologia di armi da inviare a Kiev è il frutto di "una decisione condivisa in sede informale Ue, con l'Ucraina e con i Paesi donatori di armi", sottolinea Guerini, aggiungendo che il Parlamento ha già ricevuto informazioni molto dettagliate al riguardo sull'elenco dei "materiali, quantità e tipologie di armi". L'unico indizio che il ministro ha dichiarato è che si tratta di "materiale attualmente in dotazione alle forze armate italiane". Questo passaggio è molto importante perchè, esplicitamente, Guerini aggiunge che ci sarà "la massima attenzione affinché non vi sia una conseguenza sulle scorte", ossia che l'Italia rimanga a corto di armi.
Qualche giorno fa, il Corriere della Sera aveva ipotizzato quale tipologia di aiuti l'Italia potesse inviare in Ucraina: si è parlato di missili Stinger, già inviati perché contenuti nel primo decreto. Si tratta di missili erra-aria con sistema a "ricerca di calore" che hanno già abbattutto alcuni aerei russi e sono stati di vitale importanza per controllare lo spazio aereo. I maggiori aiuti, però, dovrebbero arrivare dall'artiglieria pesante: dai piccoli carri armati Obice M109 a quelli più avanzati come i Panzerhaubitze 2000 (PzH 2000), capaci di sparare numerosi colpi in pochi secondi. I PzH 2000 hanno via via preso il posto degli M109. Inoltre, era trapelata la possibilità dei cannoni Sidam25 che colpiscono i bersagli a bassa quota nel cielo e dei mezzi corazzati M113, che trasportano le truppe di fanteria. Il ministro Guerini, a tal proposito, ha giustamente sottolineato che "una cosa è avere il quadro d'informazione dell'attività che i mass media fanno in Italia come nel resto del mondo, che credo sia un elemento salutare per la democrazia" mentre un altro è rivelare cosa i governi comunicano ufficialmente su materiali, tipologie e quantità. "Sono due cose differenti".
La minaccia nucleare
Durante l'intervento di oggi, poi, Guerini ha spiegato che quanto la Russia parla di rischio nucleare "sia giusto essere attenti a misurare le parole e a separare l'uso propagandistico e strumentale che può esserne fatto dalla reale concretezza della minaccia". Per questa ragione la Nato osserva attentamente tutte le attività sospette "correlate alla prontezza militare di quel Paese: al momento si registra da questo punto di vista un certo attivismo, ci sono delle esercitazioni in corso, ma la lettura prevalente è che si tratti di un attivismo volto ad un uso comunicativo strategico della minaccia nucleare". Non lo nomina, ma "quel Paese" è logicamente la Federazione Russa.
Infine, Guerini ha ipotizzato che la reale minaccia russa sia stata un test per vedere l'affiatamento tra Nato e Unione Europea e che "tale verifica non ha avuto esito favorevole visto la saldezza della risposta".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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