L’Italia terra di passaggio per i terroristi. Youssef Zaghba, l’italo-marocchino che ha partecipato alla strage al London Bridge, è solo l’ultimo di una lunga serie di fondamentalisti e complici degli attentati terroristici che hanno avuto legami con l’Italia.
La storia di Zaghba, però, non fa pensare all’esistenza di cellule strutturate in Italia ma è più simile a quella del tunisino Anis Amri, l’assassino del mercatino di Natale a Berlino che venne fermato e ucciso dalla polizia italiana a Sesto San Giovanni. Anche Zaghba è stato individuato da un agente addetto al controllo passaporti dell’aeroporto di Bologna che si era insospettito vedendo che aveva con sé un biglietto di sola andata per Istabul ma era sprovvisto di bagagli. Gli agenti indagano, Zaghba viene denunciato per terrorismo internazionale, ma l’accusa non regge davanti al tribunale del riesame perché contro di lui ci sono solo pochi indizi.
“Se il giovane avesse avuto soltanto la cittadinanza marocchina ci sarebbero stati gli estremi per un’espulsione di sicurezza” ma Zaghba ha una mamma italiana e un padre naturalizzato italiano dopo il matrimonio e pertanto non è stato possibile espellerlo. Le autorità italiane però, decidono di seguirlo e scoprono che fa il pendolare tra il Marocco e la Gran Bretagna, passando per l’Italia, e così le sue generalità sono comunicate a Londra e a Rabat. Zaghba non compare nell'elenco dei foreign fighters italiani ma ogni volta che mette piede in Italia la Digos bolognese non lo molla un attimo e pare anche che sia stato interrogato dalla questura che, però, non ha ravvisato nulla di preoccupante. Pur avendo la residenza a casa della madre, in provincia di Bologna, l’italo marocchino non ha quasi rapporti con il nostro Paese. "Quel poco che ad ora sappiamo di Zaghba - dicono fonti dell’intelligence - ci racconta molto della realtà odierna: passaporto italiano, nascita e formazione in Marocco, vita a Londra, lavoro in un esercizio gestito da pakistani".
Amri, era sbarcato a Lampedusa, fu accolto in una comunità per minori stranieri non accompagnati, poi finì in carcere per tre anni e quando lo scarcerarono viaggiò dalla Sicilia alla Germania grazie all’aiuto qualche connazionale tunisino. Ora, a distanza di mesi, ci sono state diverse espulsioni di immigrati che avevano avuto contatti con lui. Anche Mohamed Lahaouiej Bouhlel, il terrorista di Nizza, era passato per l’Italia ed era stato fermato almeno una volta a un controllo di polizia a Ventimiglia proprio mentre entrava in Italia dalla Francia.
Secondo un pentito, si legge su La Stampa, andava ad aiutare i rifugiati siriani ma le indagini hanno messi in luce i suoi contatti con un altro tunisino, Chokri Chafroud, vissuto per un periodo in Puglia e poi in Francia. È per questo che, ora, l’attenzione si concentra sui porti di Bari e Brindisi che collegano l’Italia alla Grecia e alla Turchia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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