Accusate di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, per questo nella mattinata di ieri sette persone sono finite in manette a Livorno.
I fermi sono stati possibili grazie ad un accurato lavoro di indagine eseguito dagli agenti della polizia di Stato ed avviato nell'ottobre del 2018. All'epoca le forze dell'ordine ricevettero la segnalazione di un funzionario dell'Inps, che riferì di essersi visto recapitare via email dalla stessa persona diversi contratti anomali. Nei documenti presentati, tutti riguardanti cittadini extracomunitari, figurava sempre lo stesso datore di lavoro, un soggetto risultato poi essere addirittura disoccupato.
Le autorità provvedettero quindi a radunare tutto il materiale sospetto e ad avviare le investigazioni, sotto il coordinamento della procura della Repubblica di Livorno. Fondamentale, nelle indagini, la collaborazione delle varie questure della zona.
A quanto pare l'organizzazione criminale aveva con il tempo messo a punto un sistema ben congegnato. Tutto per consentire ai cittadini stranieri irregolari di ottenere, naturalmente previo pagamento, dei permessi di soggiorno. Non solo tramite falsi contratti di lavoro, ma anche attraverso matrimoni organizzati ad hoc. È documentato infatti almeno il caso di una falsa unione fra un livornese ed una donna dominicana (matrimonio poi reso nullo).
Secondo quanto riferito a "Livorno Today" dalla dirigente della squadra mobile Valentina Crispi, la banda di criminali si serviva di alcuni prestanome disposti a firmare dei fittizzi contratti di lavoro per gli immigrati clandestini. Agli stranieri, "assunti" come colf o badanti, veniva poi fornito anche un Cud, indispensabile per dimostrare la loro occupazione ed ottenere così il permesso di soggiorno.
Come detto, gli stranieri dovevano pagare delle laute cifre. Ben 500 euro per il permesso di soggiorno, a cui si andavano ad aggiungere 50 euro per ottenere una falsa busta paga, e 250 euro di contributi che gli extracomunitari dovevano sborsare di tasca propria ogni mese. Per farsi organizzare un matrimonio, invece, la cifra saliva, arrivando a raggiungere i 5mila euro.
Il lavoro degli inquirenti ha infine portato all'arresto di un 77enne napoletanato e due livornesi di 63 e 49 anni, tutti finiti dietro le sbarre. In manette anche altri due napoletani di 65 e 58 anni e due livornesi di 51 e 37 anni, per i quali è stata invece disposta la misura cautelare detentiva degli arresti domiciliari. Denunciati, fino ad ora, 15 immigrati che hanno usufruito dei servizi della banda.
Per loro, raggiunti a Mantova, Sondrio e Bergamo, Parma, Lecco e Roma, l'accusa è quella di avere indotto in errore i pubblici uffici. Le autorità, in ogni caso, stanno ancora indagando. Si teme infatti che altri cittadini stranieri siano entrati in possesso di permessi di soggiorno ottenuti tramite false attestazioni.
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