L'ultimo schiaffo di Sea Watch. Ora cerca un assist delle toghe

I legali di Sea Watch hanno presentato un esposto contro le autorità italiane. Continua il braccio di ferro col Viminale

L'ultimo schiaffo di Sea Watch. Ora cerca un assist delle toghe

Ancora un braccio di ferro legale tra Sea Watch e il governo italiano. L'ong infatti ha presentato un esposto alla procura di Agrigento contro le autorità italiane per "valutare le condotte dei soccorsi". L'ennesimo passo questo che va ad inasprire i rapporti tra la ong e il Viminale. A presentare l'esposto sono stati i legali della Sea Watch Alessandro Gamberini e Leonardo Marino. "Attraverso la ricognizione del caso già segnalata dal capitano della Sea Watch 3, Carola Rackete, alla Guardia costiera nella giornata di ieri, si vuole contribuire alla valutazione circa la sussistenza di eventuali condotte di rilevanza penale, poste in essere dalle autorità marittime e portuali preposte alla gestione delle attività di soccorso, nonché demandare alla valutazione dell'autorità giudiziaria l'adozione di tutte le misure necessarie a porre fine alla situazione di gravissimo disagio a cui sono attualmente esposte le persone a bordo della nave", scrivono i due legali in una nota.

Con questa mossa di fatto si riapre ancora una volta il braccio di ferro tra l'equipaggio della nave e il Viminale. In mezzo la magistratura. L'ong infatti, dopo la bocciatura del ricorso da parte della Cedu e dopo lo stop del Tar che ha di fatto confermato il "blocco" in mare, prova a cercare sponde tra le toghe per attraccare e far sbarcare i migranti. Il Viminale comunque prosegue sulla sua linea e di fatto Salvini ha ribadito che non verrà data l'autorizzazione allo sbarco.

Conte ha rincarato la dose: "Attraverso la ricognizione del caso già segnalata dal capitano della Sea Watch 3, Carola Rackete, alla Guardia costiera nella giornata di ieri, si vuole contribuire alla valutazione circa la sussistenza di eventuali condotte di rilevanza penale, poste in essere dalle autorità marittime e portuali preposte alla gestione delle attività di soccorso, nonché demandare alla valutazione dell'autorità giudiziaria l'adozione di tutte le misure necessarie a porre fine alla situazione di gravissimo disagio a cui sono attualmente esposte le persone a bordo della naveque". Eppure, aggiunge il premier, "dopo questo divieto la comandante ha continuato a insistere ritenendo che solo l'Italia sarebbe un approdo . Una condotta che ritengo di una gravità inaudita".

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