Dal fine settimana scorso ad oggi, gli italiani si sono trovati di fronte alla pubblicazione di tre decreti emanati dal Governo, diretti a fronteggiare l’emergenza caratterizzata dal coronavirus. Diverse le disposizioni dettate alle quali i cittadini si sono dovuti adeguare in modo graduale fino ad arrivare alle ulteriori restrizioni dell’ultimo decreto firmato ieri sera dal premier Giuseppe Conte. Un documento che è arrivato poche ore dopo la dichiarazione di pandemia annunciata dal direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, in conferenza stampa a Ginevra. La diffusione del virus nelle ultime due settimane è aumentato di tredici volte al di fuori della Cina e, in Italia, la situazione è precipitata rapidamente a distanza di poco tempo.
Nei decreti emessi da parte del Governo si parla di chiusura di numerose attività lavorative ma anche di chiese, musei, centri sportivi, tutto quello che insomma, in qualche modo possa dar vita a degli assembramenti. Questi ultimi rappresentano il modo attraverso il quale il Covid-19 trova maggiore facilità nella sua propagazione tra le persone. Si chiedono comportamenti responsabili e ispirati al principio della correttezza per il bene di se stessi ma anche per l’intera collettività allo scopo di tutelare la salute pubblica.
Tra le raccomandazioni rivolte ad anziani, adulti e giovani ve n’è una che tuona con maggiore forza: “Restate a casa!”. Le uniche occasioni per uscire dalla propria abitazione sono quelle di carattere strettamente necessario, ovvero, per acquistare beni di prima necessità, per andare a lavoro e per motivi di carattere sanitario. In quest’ultimo caso non può passare inosservato quanto si stia verificando all’interno dell’ospedale di Agrigento “San Giovanni di Dio”.
Da quando si rincorrono le notizie circa l’arrivo del coronavirus anche all’interno del territorio provinciale, pare proprio che i cittadini siano in qualche modo “guariti” dalle altre malattie. All’interno della struttura sanitaria, da qualche giorno, vi sono pochissimi pazienti. Il pronto soccorso fa registrare un netto calo di arrivi e i corridoi sono completamente deserti. Cosa è accaduto all’improvviso? Perché in questi giorni sono venute meno le file interminabili al triage del pronto soccorso? È forse bastato l’allarme contagio da coronavirus accompagnato dalle raccomandazioni ad uscire di casa “solo per casi di necessità” per far capire agli agrigentini quali siano i veri motivi per i quali devono recarsi in ospedale e quali sono invece le situazioni in cui devono evitare quell’affollamento che genera lunghi momenti di attesa? Quella stessa attesa che a volte dà luogo ai litigi che, nelle peggiori delle ipotesi,sfociano in aggressioni nei confronti dei medici che operano in prima linea.
Già, i medici, quelli che spesso vengono insultati perché fanno attendere diverso tempo dietro la porta solo perché sono impegnati a visitare quei pazienti che magari hanno occupato nel frattempo il posto di chi, giunto solamente dopo, ha maggiore necessità ad essere
sottoposto ad un esame. Ed ecco che si creano le code, si scaldano i toni ed escono gli insulti che offendono i camici bianchi, gli stessi che adesso, con massacranti turni,stanno affrontando l’emergenza sanitaria nazionale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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