La legge contro l'utero in affitto ha fatto un altro passo verso l'approvazione definitiva, e l'Italia si conferma all'avanguardia sul fronte dei diritti. A qualcuno questa affermazione potrà apparire provocatoria, e invece è assolutamente vera.
In gioco ci sono infatti i diritti dei bambini: il diritto alle origini, ma soprattutto quello a non essere privati programmaticamente di una delle figure genitoriali, la mamma, cancellata per contratto. In gioco c'è il diritto delle donne a non essere sfruttate e mercificate, né come fornitrici di ovociti, né come prestatrici di utero, come gestanti a cottimo.
Ma non si tratta soltanto di questo. Fra i princìpi di umanità da preservare c'è la tradizione italiana che ha sempre vincolato all'assoluta gratuità la cessione di parti del proprio corpo: noi doniamo il nostro sangue, le cellule, i tessuti, eventualmente gli organi. Lo facciamo in modo totalmente, pienamente gratuito e solidale. Metterli in vendita, prima ancora che con la legge, confliggerebbe con il nostro sentire più profondo. A nessuno si può chiedere di vendere, come in un vecchio e straordinario film di Alberto Sordi, un occhio, approfittando di una condizione di necessità. E a nessuno che abbia bisogno di trasfusioni di sangue è chiesto di comprarlo: il sangue si dona, per un naturale riflesso di vicinanza umana, riconosciuto dall'intera comunità e sancito dalla legge.
La maternità surrogata, invece, anche se mascherata da definizioni ipocrite come gestazione per altri, implica in realtà un apparato commerciale complesso quanto quello di una multinazionale; si paga tutto, dalla biobanca al laboratorio medico, dalla consulenza legale alla polizza assicurativa. Parlare di maternità surrogata gratuita è tecnicamente impossibile: nessuno dei soggetti coinvolti accetterebbe di non essere pagato per il servizio professionale svolto.
È questo,
dunque, che chiediamo a chi difende l'utero in affitto: se vogliamo inserire la maternità in una logica di mercato, se vogliamo che in un futuro neanche troppo lontano qualcuno possa davvero chiederci di vendere un occhio.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.