Forse è presto per dirlo, ma può essere che l'Europa si stia riprendendo dall'ubriacatura del gretismo, la religione green lanciata da Greta Thunberg, che pretendeva di fermare il mondo condannando i suoi abitanti a una decrescita veloce e disastrosa. Ieri infatti la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato che sarà ritirato il regolamento che bloccava l'uso dei pesticidi in agricoltura, un provvedimento che se attuato avrebbe messo in ginocchio gli allevatori e gli agricoltori europei, già alle prese con mille altri problemi.
È un netto cambio di rotta, per la prima volta da anni grazie anche al lavoro del governo italiano: a Bruxelles prevalgono buon senso e pragmatismo, in base al principio che la Terra va salvata con dentro gli uomini, non a loro discapito. È inevitabile che, quando si inseguono utopie di ogni tipo, prima o poi i nodi arrivino al pettine. Ieri si è sentita forte e chiara la voce del mondo agricolo, presto sentiremo altrettanto forte quella dei metalmeccanici minacciati da una transizione forzata verso l'elettrico del settore automobilistico. Non vuol dire che queste categorie non abbiano a cuore il problema ambientale. È che non si possono rottamare società ed economie come fossero ferri vecchi, per di più senza ottenere alcun vantaggio in termine di inquinamento globale, che continuerà ad essere alimentato da Paesi che neppure ci provano ad essere più virtuosi.
Ci voleva la saggezza contadina scarpe grosse e cervello fino per dare la sveglia a teorici e sognatori: ci arriveremo allo «zero pesticidi» (nome che evoca cose terribili che in realtà sono le medicine della natura), ma nei modi e nei tempi compatibili con la tenuta del sistema, così come si arriverà alle auto ad emissioni zero anche senza le batterie tanto care ai cinesi (in Italia l'Eni con i suoi carburanti di ultima generazione ci è vicinissima).
La fretta, si dice, è cattiva consigliera, soprattutto se consigliata da Paesi e lobby che non hanno per nulla a cuore il benessere planetario ma solo l'ambizione di ridurre l'Europa a un supermercato dove vendere esclusivamente le loro merci e i loro prodotti. In altre parole, Paesi e lobby che stanno provando a ridurre l'Occidente in uno stato di schiavitù energetica ed alimentare.
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