Mafia, blitz contro la nuova Cosa nostra: in manette l'erede di Riina

Settimo Mineo, ottant'anni, era stato eletto dalle famiglie della Cupola nella scorsa primavera. In tutto 46 arresti

Mafia, blitz contro la nuova Cosa nostra: in manette l'erede di Riina

Cosa nostra si stava riorganizzando, ma le forze dell'ordine con un blitz portano in cella 46 persone. È il risultato dell'operazione "Cupola 2.0" scattata questa mattina all'alba in varie zone d'Italia contro persone accusate di far parte della mafia siciliana. In manette è finito anche Settimo Mineo, 80enne palermitano che sarebbe stato designato come capo della Cupola mafiosa dopo la morte di Totò Riina, avvenuta nel novembre 2017.

Le indagini hanno permesso agli inquirenti di documentare la ricostruzione del nucleo organizzativo di Cosa nostra a Palermo. Le famiglie mafiose del capoluogo siciliano si sarebbero tornate a riunire lo scorso 29 maggio: non accadeva dal 1993. In quella circostanza Mineo avrebbe ricevuto la nomina a capo. Le famiglie avrebbero poi messo a punto una strategia per riorganizzare le attività di traffico di droga e scommesse online.

Nel corso di una conferenza stampa, a cui hanno partecipato anche il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho e il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, sono stati svelati i dettagli dell'operazione. Scrive Repubblica che l'inchiesta è partita da un'intercettazione ambientale a Francesco Colletti, uno dei boss arrestati. Parlando con il suo autista, Colletti raccontava proprio l'incontro del 29 maggio: "Si è fatta una bella cosa, molto seria… molto… con bella gente…bella. Grande. Gente di paese… gente vecchia…gente di ovunque”.

Cafiero De Raho ha ricostruito le mosse del gruppo: "Con la morte di Riina i capi hanno sentito l'esigenza di rivedersi e ripristinare le regole. Risulta anche la cogestione e i contatti con la Ndrangheta sia per ambiti illegali come gli stupefacenti, ma anche per settori legali come il traffico di rifiuti". La nomina di Mineo, per il numero uno dell'antimafia, è significativa: "La commissione territoriale di Cosa nostra ha spostato il suo baricentro verso la città di Palermo a differenza di quando questa era in mano ai corleonesi. Viene scelto il più anziano, si riconosce il vertice con un criterio oggettivo, non c'è competizione. C'è l'esigenza di portare avanti strategie economiche e finanziarie e criminali muovendosi assieme, senza contrasti".

Il colonnello Antonio Di Stasio, comandante provinciale dei Carabinieri di Palermo, ha invece sottolineato la collaborazione degli imprenditori locali: "Questa volta c'è stata la piena collaborazione dei commercianti vittime delle estorsioni che hanno rotto il muro di omertà", ha detto. "Tutta la mia gratitudine", conclude Di Stasio, "va al coraggio di chi è stato oggetto di una estorsione".

Il neo "capo dei capi", Settimo Mineo, è il più anziano fra i boss della mafia siciliana. Ufficialmente gioielliere con un negozio nel centro di Palermo, fu interrogato per la prima volta nel 1984 da Giovanni Falcone, al quale rispondeva: "Non so di che parla, cado dalle nuvole". Fu poi condannato a 5 anni al maxi-processo e, riarrestato nel 2006, era da poco tornato libero dopo una condanna a 11 anni. Pare che per il timore di essere scoperto, Mineo non usasse il cellulare e si muovesse a piedi, quasi mai in auto.

I fermati per ordine della Direzione distrettuale antimafia di Palermo sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsioni consumate e tentate, con l'aggravante di avere favorito l'associazione mafiosa Cosa nostra, fittizia intestazione di beni aggravata, porto abusivo di armi comuni da sparo, danneggiamento a mezzo incendio, concorso esterno in associazione mafiosa. Gli arresti sono il risultato di quattro distinti procedimenti penali.

Il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha espresso subito la sua soddisfazione: "Quarantasei mafiosi, colpevoli di estorsioni, incendi e aggressioni, sono stati arrestati poche ore fa dai carabinieri in provincia di Palermo: grazie alle forze dell'ordine! La giornata comincia bene!".

E anche l'altro vicepremier del governo Conte, Luigi Di Maio, ha esultato via social: "Quarantasei arresti e uno in particolare, quello Di Settimo Mineo, rappresentano uno dei più duri colpi inflitti dallo Stato alla mafia. Per questa gentaglia in Italia non c'è più spazio. Grazie ai carabinieri e al pool di magistrati che hanno portato a termine questa grande operazione".

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