Si nasce meno e si muore di più. È l'effetto Covid-19 che ha fatto raggiungere al 2020 un altro dei tanti record in negativo, con un minimo storico di nascite dall'Unità d'Italia e un massimo storico di decessi dal secondo dopoguerra. È stato rilevato un calo di 16mila nascite rispetto al 2019, il 3,8%. I bambini a essere stati iscritti all'anagrafe per nascita sono stati 404.104. Mentre i decessi dall'inizio della crisi sanitaria - marzo 2020 - a fine anno sono aumentati del 21% rispetto alla media dello stesso periodo degli ultimi cinque anni: 746.146. Lo rivela l'Istat nel suo ultimo report.
L'impatto della pandemia da coronavirus sulla demografia è stato così forte da far sparire una città grande come Firenze. E infatti, al 31 dicembre, la popolazione residente in Italia ammonta a 59.257.566 unità, 383.922 in meno rispetto all'inizio dell'anno. Il Nord è stata la parte d'Italia più colpita dai decessi Covid con il 14,5% sul totale dei morti, il doppio rispetto al Centro e al Mezzogiorno che ne registrano il 6,8% e il 5,2%. Se si guarda alla prima ondata della pandemia di marzo-maggio 2020, i decessi a livello nazionale sono stati 211.750, ovvero 51mila in più rispetto alla media dello stesso periodo dei cinque anni precedenti. Tra questi, a morire di Covid sono stati 34.079, ovvero il 67% in più. Il divario tra nati e deceduti tocca i 342mila italiani, dato peggiore dal 1918, a fine prima guerra mondiale.
Il bilancio più pesante di decessi è toccato al Nord dove si sono rilevate punte del +95% a marzo e del +75% ad aprile. La Regione più martoriata dal diffondersi della pandemia è stata la Lombardia, poi per tutte le altre Regioni del Nord Italia l'incremento si è verificato nel periodo di marzo-maggio con picchi del 42% e del 53%. Il Veneto e il Friuli Venezia Giulia hanno pagato meno il propagarsi dell'epidemia con un surplus di decessi più contenuto rispettivamente tra il 19,4 e il 9,0%. Al Centro le Marche, invece, si discostano con il 27,7% di eccesso di morti dall'aumento medio della ripartizione dell'8,1%. Al Sud sono l'Abruzzo e la Puglia le Regioni in cui ci sono stati più morti di Covid, con l'11,6% per entrambe.
«Nei mesi della fase di transizione (giugno-settembre), in cui l'epidemia ha rallentato - sottolinea l'Istat - si assiste a una diminuzione della mortalità, con valori di poco superiori a quelli di riferimento del periodo 2015-2019».
Ma anche nella seconda ondata la pandemia non si è risparmiata. Ha causato un nuovo drammatico aumento dei decessi rispetto ai livelli medi dell'ultimo trimestre degli anni 2015-2019. «A livello nazionale, se l'incremento dei decessi negli ultimi mesi del 2020 è in linea con quello della prima ondata (+32,3%) - spiega nel report l'Istituto - si osserva una distribuzione geografica profondamente cambiata. Sebbene il prezzo più alto in termini di eccesso di mortalità sia pagato ancora una volta dal Nord (+40,0%), diventa consistente anche nelle Regioni del Centro (+24,2%) e del Mezzogiorno (+26,1%)».
A risentire delle misure di contenimento del contagio è stato anche il settore dei matrimoni (-47%), da marzo dello scorso anno quasi del tutto fermo, a parte una breve ripresa nel periodo estivo dove tutto sembrava tornare a una semi normalità. Il calo dei matrimoni religiosi ammonta al -68,1% e quelli civili al -29%.
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