Le mani della 'ndrangheta sul centro benessere nel palazzo della Regione Lombardia

Amministratore unico della società era Alessandro Nucara, già condannato per associazione mafiosa e tornato in carcere di recente

Le mani della 'ndrangheta sul centro benessere nel palazzo della Regione Lombardia

Un centro benessere al profumo di ‘ndrangheta finisce sotto sequestro. Non una delle decine di spa di Milano, ma quella del palazzo della Regione Lombardia. Il centro estetico era diretto da Alessandro Nucara, per gli inquirenti braccio destro del boss di piazza Prealpi Domenico Branca, all'ergastolo per omicidio.

Conosciuto col nomignolo di "padre pio", 56 anni, originario di Reggio Calabria e già condannato con sentenza passata in giudicato per associazione per delinquere di stampo 'ndranghetistico, Nucara è finito nuovamente in carcere un paio di mesi fa, nel corso dell'operazione "Rinnovamento", che ha fatto luce sugli affari milanesi delle cosche, arrivate perfino a mettere le mani sul servizio catering dello stadio Meazza. Durante le indagini, gli investigatori hanno scoperto che era l'amministratore unico di due centri benessere milanesi del Calicanto Welness Group, leader mondiale del settore. Per il ruolo ricoperto avrebbe percepito qualche centinaio di euro al mese, senza sapere neppure che tipo di attività si svolgesse all’interno delle strutture "amministrate". Una testa di legno, per gli inquirenti, che per la prima volta si trovano di fronte un 'ndranghetista prestanome di un incensurato e non viceversa.

È sorprendente che Nucara fosse il responsabile della spa Calicanto, al primo piano del palazzo della Regione, sequestrata perché nella Scia, la segnalazione di inizio attività, aveva dichiarato il falso, ovvero di non essere mai stato colpito da condanne penali. Proprio lui, considerato dalla Direzione distrettuale antimafia uno dei promotori a della costola milanese della cosca Libri-De Stefano-Tegano, padrona della zona di piazza Prealpi, arrestato la prima volta nel maggio del 1994, dopo un periodo di latitanza. Un pentito aveva rivelato ai magistrati che Nucara aveva preso parte al summit che decise l'eliminazione di Consolato Barreca, esponente della cosca Imerti Condello ucciso da un killer con sei colpi di pistola in via Casoretto, il 27 giugno 1985. Un omicidio costato il carcere a vita a Mimmo Branca.

Nucara, però, nel 2006 riesce a tornare in libertà grazie all'indulto. Il resto è storia recente: il 16 dicembre 2014 finisce in manette assieme ad altre 58 persone e torna in prigione. È considerato dal giudice delle indagini preliminari Gennaro Mastrangelo, che firma l'ordinanza di custodia cautelare, non solo il filo conduttore tra il boss Branca e il clan, ma anche uno dei più esperti esponenti di spicco: attentissimo a evitare le intercettazioni, trattando gli argomenti che scottano solo tra le mura domestiche. Ma c'è di più. "Occorre riferire, seppur a malincuore - scrive il giudice nell'ordinanza - di un altro indice dello spessore criminale di Nucara: comuni cittadini e non suoi correi o pregiudicati si rivolgono a lui per ricevere consiglio o giustizia per eventuali torti subiti".

Possibile che un personaggio di questo calibro sia finito a gestire, anche solo formalmente, un centro benessere nel palazzo della Regione, in uno spazio assegnato dalla Regione stessa? Quando nelle scorse settimane i carabinieri del nucleo investigativo del Comando provinciale e del Nas hanno bussato alle porte degli uffici in piazza Città di Lombardia si sono sentiti rispondere che l’ente non ne sapeva nulla. Gli impiegati usufruivano di ottimi sconti sulla base di una convenzione Cral col centro estetico, ma nessuno poteva sapere chi ci fosse dietro. E questo perché ad occuparsi dell'assegnazione degli spazi per conto dell'ente è una società esterna alla Regione. Avrebbe assegnato l’area alla "Get Europe", titolare della palestra "Get Fit" che, a sua volta, avrebbe firmato una sub-concessione alla Calicanto, dimenticandosi però di comunicarlo alla società.

Gli

accertamenti sono in corso per cercare di capirne di più della vicenda. Si tratta solo di uno dei filoni nati dall'operazione "Rinnovamento", ma le indagini, ancora in corso, promettono ulteriori sorprese.

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