"La bibita, poi ho rischiato di morire. Io, vittima della mantide della Brianza"

Tiziana Morandi è accusata di aver narcotizzato alcuni uomini per derubarli. Il racconto di una delle vittime: "Mi sono addormentato mentre guidavo in tangenziale, quella bevanda avevaun sapore strano"

"La bibita, poi ho rischiato di morire. Io, vittima della mantide della Brianza"

"Aveva insistito tanto perché bevessi quella bibita". Stefano (nome di fantasia), 47 anni, impiegato brianzolo, è una delle presunte vittime di Tiziana Morandi, meglio conosciuta con l'appellativo di "mantide della Brianza". La donna, originaria di Roncello ma residente a Vimercate, è agli arresti dallo scorso luglio con l'accusa di aver narcotizzato alcuni uomini per derubarli.

L'incontro con la mantide

A dicembre del 2021, Stefano conosce "Titti" (il diminutivo di Tiziana) su Facebook. "Mi ha raccontato di essere un medico, un chirurgo pediatrico - racconta il 47enne nel corso di una intervista al Corriere della Sera -.In quel periodo soffrivo per una tendinite, e si è offerta subito di farmi un massaggio, dicendomi che mi avrebbe chiesto 50 euro da devolvere in beneficenza per le cure di una bambina malata". Tiziana non si perde in chiacchiere proponendosi per un messaggio terapeutico. "Ero un po' sospettoso, in effetti è strano che una persona conosciuta sui social ti dia subito l'indirizzo, e ti inviti a casa. - continua la vittima -Ricordo che insisteva per farmi bere una bibita, ma avevo rifiutato".

La bevanda "corretta"

Dopo il primo incontro, Stefano e Tiziana fissano un altro appuntamento. "In quella occasione ho assaggiato un sorso di Coca Cola, aveva un sapore strano se ci penso. - riflette il 47enne - Ho immaginato che potesse essere stata aperta da molto, ma comunque in quel caso non è successo nulla". Fin qui, nulla di strano. Poi, però, la terza volta che si rivedono accade qualcosa. "Abbiamo mangiato pizza e bevuto bibite. - spiega Stefano -A una certa ora mi sono congedato, perché avevo altri appuntamenti. Ero in macchina, stavo percorrendo la tangenziale nord di Milano. Da lì in poi non ricordo più nulla: ho il flash di un'automobile che mi sorpassa, con una persona all'interno che mi faceva dei gesti. Sono andato a sbattere con la fiancata contro il guardrail a sinistra, e contro un terrapieno a destra: me ne sono reso conto il giorno dopo, quando ho visto come era conciata la macchina. Sono riuscito, non so come, a raggiungere un'area di sosta e a mandare un messaggio a casa, avevo la voce impastata, biascicavo. Avrei potuto fare male a me stesso, o a qualcun altro: se ci penso oggi, tremo". Al mattino seguente, il 47enne riceve una telefonata dalla polizia stradale: "In ospedale sono andato solo qualche giorno dopo, - dice - non c'era traccia dei sedativi"

La denuncia

Stefano è tra le 9 persone - uomini in età compresa tra i 29 e 57 anni - che hanno denunciato la mantide della Brianza. Oggi ripensa alla sera successiva all'ultimo incontro: "Le ho scritto, chiedendole cosa mi avesse messo nella Coca Cola. Lei ha fatto la parte dell'offesa, era convincente. Mi ha detto 'io le vite le salvo non le metto in pericolo'. Ho fatto esami medici, ho vissuto per mesi nell'angoscia che potesse capitare nuovamente in macchina, nemmeno il mio dottore sapeva darmi una spiegazione". A fine luglio viene diffusa la notizia dell'arresto della donna.

"Ripenso a quando ci siamo conosciuti in chat, - conclude il 47enne -quando le ho chiesto che cosa facesse nella vita. Lei, per fare la simpatica, mi aveva risposto 'faccio caz...e'. Probabilmente è stata l'unica cosa vera che ha detto su di sé".

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