Mar Ligure, liberata una manta da ami e lenze

Una manta gigante era attorcigliata in lenze e ami nel mare davanti a Savona ed è stata salvata. La sua storia ha tenuto col fiato sospeso i bagnanti da giugno

Mar Ligure, liberata una manta da ami e lenze

Due corpi nuotano in sincronia sotto costa uno sull’altro: sopra la biologa dell’Acquario di Genova Laura Castellano, con maschera e pinne, sotto la manta gigante che da giugno tiene con il fiato sospeso i bagnanti del ponente ligure, da Savona ad Arenzano. Giovedì scorso, proprio grazie all’eccezionale intervento in acqua della biologa, «Samanta», come è stato soprannominato l’animale grazie al tam tam su Facebook, è stata liberata dalle lenze e dagli ami in cui si era attorcigliata. L’operazione «chirurgica» è stata possibile grazie alla collaborazione con le Capitanerie di Porto di Genova e Savona che ormai da due mesi stanno seguendo le vicissitudini di questo esemplare di «mobula» tipica del Mediterraneo, ma molto rara a vedersi, visto che predilige il mare aperto. Le prime segnalazioni della manta da parte dei bagnanti risalgono infatti ai primi di giugno, quando al numero di emergenza 1530 sono arrivate improvvisamente moltissime telefonate allarmate sull’avvistamento di «pinne di squalo». In effetti l’apertura alare dell’animale, di oltre due metri, con l’estremità delle punte in su da lontano può essere confusa con due squali o delfini che nuotano affiancati.

Invece era lei, un’esemplare splendido, di giovane età e piuttosto sano che secondo gli esperti si sarebbe avvicinato alla costa per la presenza di più cibo. Rimanendo però impigliata in lenze e ami che nel tentativo di liberarsi l’animale si sarebbe conficcato nel corpo ancor più profondamente.

Fino all’incontro con Laura. «Un’esperienza unica, non mi era mai capitato di avvicinare un simile animale», ha confessato la biologa raccontando di avere avuto un’esperienza simile solo con uno squalo ferito da alcuni ami, ma in mari tropicali. «Si è fatta avvicinare, mi ha consentito di tagliare la lenza che le teneva legate le ali e poi anche di toglierle gli ami conficcati - racconta emozionata -, tutto questo mentre nuotavamo e quando non ce la facevo più a starle dietro lei rallentava per consentirmi di riprenderla, ma non mi ha mai permesso di avvicinarmi alla sua testa».

Ora Samanta sta meglio, ma non si allontana. Anzi continua a scorrazzare su e giù per il litorale, mentre i bagnanti dalla spiaggia fanno a gara a chi la avvista per primo. «Per favore, però non cercate di toccarla, né di darle cibo», è la preghiera della direttrice sanitaria dell’Acquario di Genova, Claudia Gili, che avverta sulla pericolosità di tormentare l’animale, che fino ad oggi sta bene ed è in salute.

«Abbiamo sentito racconti disdicevoli di persone che l’hanno inseguita e bordo di un materassino e l’hanno imbrigliata in un retino per farsi trascinare in mare - dice la biologa -, speriamo che siano sciocchezze sarebbe un comportamento criminale».

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